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Addio abuso d’ufficio. Il più classico dei reati di cui erano accusati fino ad oggi gli amministratori pubblici può finire presto in soffitta. Con 170 sì e 77 no, la Camera ha approvato in via definitiva l’articolo 1 del ddl Nordio, la norma che abolisce l’articolo 323 del codice penale - il codice Rocco del 1930 - modificato già cinque volte con riduzioni progressive (l’ultima nel 2020 con Giuseppe Conte premier). L’esame del provvedimento riprenderà martedì pomeriggio.
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Abuso d’ufficio addio
L’abrogazione dell’abuso di ufficio - uno dei punti cardine del governo Meloni sul tema della Giustizia - è stata voluta fortemente dal ministro Nordio, certo che l’Italia abbia molte frecce nel proprio arco per contrastare comunque i reati contro la pubblica amministrazione. Le rassicurazioni del Guardasigilli sono rivolte specialmente alla Commissione europea, che nel nuovo progetto di direttiva anticorruzione aveva previsto espressamente la conservazione di una fattispecie di reato per punire l’esecuzione o l’omissione di un atto, in violazione delle leggi, da parte di un funzionario pubblico. Il de profundis dell’abuso d’ufficio arriva inoltre a poche ore dalla norma dello “Svuota carceri”, approvata mercoledì in Cdm, con cui il governo ha ripristinato il «peculato per distrazione» - ovvero il reato che coinvolge un pubblico ufficiale che utilizza denaro o altro per fini diversi rispetto a quelli previsti dalla legge - allontanando così il rischio di una procedura d’infrazione europea.
LE REAZIONI
Negativa la reazione dei magistrati, per i quali era meglio non toccare nulla del vecchio sistema. Per Giuseppe Santalucia, presidente Anm, «la cosa che colpisce è che si abroga il reato di abuso d'ufficio e se ne introduce un altro, con decreto legge, che è il vecchio peculato per distrazione. È il segno tangibile che la scelta di abrogare l'abuso di ufficio è una scelta infelice. Si corre ai ripari con un provvedimento normativo d'urgenza per introdurre una pezza per colmare quei vuoti di tutela che saranno creati dall'imminente abrogazione dell'abuso». Per Santalucia «è evidente che hanno maturato anche loro una consapevolezza che il sistema non regge. Non si può abrogare quella norma, ci sono obblighi convenzionali che pensano di poter adempiere con una fattispecie abrogata negli anni 90. Era meglio non toccare nulla».
Sul piede di guerra il M5S. «Nella mia lunga esperienza di magistrato - racconta l’ex toga Federico Cafiero De Raho, ora deputato con Giuseppe Conte - ho verificato come sia falsa la retorica della necessità di abolire il reato di abuso d'ufficio per superare la paura della firma. Ho visto invece come i sindaci desiderino l'esistenza di una norma che sanzioni la violazione di buona amministrazione e imparzialità. Quei sindaci che operano nei territori più difficili, dove le mafie condizionano e infiltrano le amministrazioni pubbliche, finora sono stati in grado di dire no grazie all'esistenza delle regole e della sanzione. L'abuso d'ufficio è la fattispecie che li protegge, che consente loro di dire no perché altrimenti la legge li punirebbe».
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