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Acquisti di gas, auto e forniture militari: ecco le leve Ue per scongiurare lo scontro con Trump

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BRUXELLES.

Pronti ad acquistare più gas e a discutere un’intesa commerciale per il settore automotive, ma divisi sull’idea di incrementare le forniture di armi americane e restii all’ipotesi di rinunciare all’applicazione della propria legislazione per regolamentare l’attività delle grandi piattaforme online. Lo scontro di Donald Trump con il Messico e il Canada ha dato una conferma ai ventisette leader Ue che lunedì si sono riuniti a Bruxelles: il presidente americano usa l’arma dei dazi per ottenere in cambio altre concessioni dai Paesi partner. E quindi ora, nei palazzi dell’Unione, si sta ragionando su quelle che potrebbero essere le richieste di Trump all’Europa e cosa l’Ue potrà mettere sul piatto per scongiurare quella che il premier polacco Donald Tusk ha definito “un’inutile e stupida guerra commerciale”.

La via del gas

La strada più semplice, all’apparenza, sembra essere quella del gas. Dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, l’Unione europea ha incrementato gli acquisti di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti, che sono ben presto diventati il secondo fornitore della materia prima energetica dopo la Norvegia, i primi considerando soltanto il Gnl. L’intesa per aumentare le forniture era stata siglata da Ursula von der Leyen e Joe Biden e aveva registrato un picco nel 2023, con oltre 50 miliardi di metri cubi di export, pari a un quinto delle importazioni totali di metano Nel 2024 c’è stata una flessione, anche in seguito a una ripresa degli acquisti di Gnl russo da parte dei Paesi europei. Un trend spinto dal mercato, nonostante le pressioni politiche degli Stati del fronte orientale che hanno in più occasioni spinto la Commissione, senza successo, a inserire il gas liquefatto di Mosca nella lista delle sanzioni. Anche nell’ultimo pacchetto di misure restrittive anti-Mosca, che dovrebbe essere approvato in occasione del terzo anniversario della guerra in Ucraina, non c’è traccia del divieto tanto caro alla Polonia e ai baltici.

L’aumento delle importazioni di Gnl dagli Stati Uniti viene dato ormai per inevitabile: Ursula von der Leyen e Donald Trump ne avevano già parlato nella loro telefonata a novembre, subito dopo le elezioni. Ma restano alcuni interrogativi: innanzitutto sul costo della materia prima e poi sulla capacità di rigassificazione dei Paesi importatori. Quelli che in termini assoluti acquistano più Gnl sono la Francia, la Spagna, i Paesi Bassi, il Belgio e l’Italia.

Le armi europee

C’è poi un altro prodotto che Donald Trump vorrebbe vendere in quantità maggiori agli alleati europei: le armi. La questione è stata al centro del dibattito di lunedì tra i ventisette leader europei e sono subito emerse divisioni. La Francia di Emmanuel Macron insiste sulla necessità di dare priorità agli acquisti dall’industria europea, difendendo la clausola “buy European” nel programma Edip, lanciato dalla Commissione europea per gli acquisti congiunti. Ma altri Paesi, tra cui soprattutto Germania e Polonia, si oppongono perché sostengono che l’industria europea non ha la capacità di soddisfare le esigenze nell’immediato. La preferenza europea, questo il punto di vista degli scettici, può essere un progetto di medio-lungo periodo, ma nel breve termine l’introduzione di restrizioni all’acquisto di armi dagli Stati Uniti e dagli altri partner rischia di essere controproducente. E dunque è su questo che potrebbe fare leva la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, qualora decidesse di mettere sul tavolo negoziale con Trump anche la questione della Difesa.

L’industria automobilistica

Secondo i dati di Acea, la principale associazione dei costruttori europei, gli Stati Uniti sono il secondo mercato per l’export di auto Ue dopo il Regno Unito, con una quota del mercato pari a circa il 20%. Al tempo stesso, l’Ue è la seconda destinazione delle esportazioni americane nel settore (circa il 15%). Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, lunedì ha parlato esplicitamente della possibilità di un accordo di libero scambio nel settore automobilistico con gli Stati Uniti, mentre in occasione dei Dialogo strategico con Ursula von der Leyen, Bmw aveva proposto di ridurre dal 10% al 2,5% l’importo dei dazi sulle auto acquistate dagli Stati Uniti.

Il braccio di ferro con le piattaforme

C’è poi un altro settore che sta molto caro a Donald Trump e ai miliardari schierati in occasione del suo insediamento: il digitale. La normativa introdotta dall’Unione europea con i due regolamenti sui servizi e sui mercati digitali è vista come un freno dai colossi del web, che accusano Bruxelles di voler limitare la libertà di espressione e temono per la loro espansione nel mercato del Vecchio Continente. La Commissione ha già avviato indagini nei confronti di alcune piattaforme, tra cui “X” di Elon Musk, anche se ultimamente non sono stati fatti grandi progressi nonostante il pressing di molti governi che spingono per la linea dura. Se Trump dovesse chiedere ulteriore clemenza in questo senso, per l’Ue si aprirebbe un dilemma difficile da risolvere, dato che l’Unione rivendica con orgoglio di aver introdotto questa legislazione e non sembra intenzionata ad accantonarla.

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