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"Affermazioni gravissime": la voce dei carabinieri contro Marta Collot, la frase choc in tv

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"I crescenti episodi di aggressioni in danno delle forze dell’ordine, gli attentati dinamitardi alle caserme, le violenze di piazza e le devastazioni da parte di vere e proprie guerriglie urbane, impongono un ’pugno durò e interventi normativi non più differibili per garantire protezione a chi opera quotidianamente in difesa della legalità e della sicurezza dei cittadini". È questo il grido di protesta da parte del segretario generale Carmine Caforio di Usmia carabinieri che spiega: "Il tempo di subire è finito, è giunto il momento di agire! Non possiamo più permetterci di indietreggiare e, soprattutto, di tollerare un sistema che lascia soli i servitori dello Stato".

"Le parole del ministro Nordio, che in Senato ha denunciato l’automatismo dell’iscrizione degli operatori di polizia nel registro degli indagati, rappresentano la speranza di una svolta attesa da anni: ’se un Carabiniere spara, è automatica l’iscrizione nel registro degli indagati, perché ha il diritto di essere assistito in un’eventuale autopsia o perizia balistica. Ma, essendo iscritto nel registro degli indagati, reca con sè questo marchio di infamia", aggiunge. "Il guardasigilli ha fatto intendere che è allo studio un provvedimento che - senza essere scudo penale -, coniughi gli interessi della giustizia con le legittime garanzie in favore degli operatori di polizia, evitando la loro iscrizione nel registro degli indagati", dice il sindacalista.

"Per chi indossa la divisa, regole chiare e tutele adeguate! È inaccettabile che il peso delle responsabilità ricada unicamente sulle spalle di chi rischia la vita per la sicurezza del Paese l’associazione punta il dito contro la superficiale narrazione mediatica di alcuni delatori, i quali criminalizzano le forze dell’ordine definendole persino assassine - come ha dichiarato Marta Collot con riferimento al caso Ramy durante una trasmissione televisiva -. Affermazioni gravissime che, mancando di rispetto anche alla magistratura - unica deputata all’accertamento della verità -, fomentano l’odio delle masse e alimentano un clima di delegittimazione e sfiducia verso le istituzioni". "Un esempio positivo giunge, però, dalla vicenda del comandante della stazione di Villa Verucchio, elogiato dal Premier Meloni e dal ministro Crosetto per la fermezza e il coraggio con cui si è opposto a un pericoloso criminale in preda a una folle azione omicida. Episodi come questo testimoniano il valore e la dedizione delle donne e degli uomini in uniforme, ma evidenziano l’urgenza di riforme strutturali per proteggerli", spiega. Il messaggio di Caforio è chiaro: "Lo Stato deve difendere chi ci difende! Non possiamo trasformare le forze dell’ordine da protagonisti della sicurezza a spettatori della violenza, permettendo che da custodi della sicurezza diventino vittime di un sistema che inibisce il coraggio e paralizza l’iniziativa". 

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