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Alessandra Mussolini e le escort che pagheranno le tasse: «La prostituzione esiste e va accettata. E'un piccolo progresso per fermare lo sfruttamento»

1 settimana fa 4
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«Considero il codice Ateco un primo passo positivo. Un buon inizio per fare emergere un mondo sommerso dove vale tutto. E invece devono esserci controlli, tutele, pagamento delle tasse e anche la pensione, se mai l'avremo quando raggiungeremo l'età per andarci». Alessandra Mussolini è un'antesignana della battaglia per sottrarre le professioniste del sesso allo sfruttamento, da senatrice firmataria nel 2014 del disegno di legge "Regolamentazione del fenomeno della prostituzione". «Ma io e Livia Turco abbiamo cominciato già alla fine degli anni Novanta, quando si parlava di creare dei quartieri a luci rosse come nel resto d'Europa», racconta. «Noi siamo andate oltre, sostenendo che il fenomeno c'è e va riconosciuto, non isolato in zone chiuse. Va portato alla luce per dare garanzie in più a coloro che, ai tempi, abbiamo definito operatrici del sesso».


La nuova classificazione Ateco va in questa direzione?
«Quando si verifica l'emersione di un fenomeno sotterraneo ma diffuso in modo capillare e ben noto a tutti è sempre positivo. In questo modo lo si monitora e potrebbe anche rivelarsi la soluzione per liberare le donne dal giogo dello sfruttamento per effetto dei controlli. Pagare le tasse può essere la chiave di volta, certo se continuiamo ad andare avanti così, senza interventi specifici, la portata non può che ampliarsi. Nessuno fino a questo momento ha fatto nulla, può essere una soluzione per combattere chi fa affari sulla vita delle donne».


L'inserimento di attività come la gestione di locali di prostituzione, però, suscita qualche perplessità.
«Anche questo potrebbe andare nella direzione di una maggiore consapevolezza e di controllo. Facciamo finta di non vedere il problema e chiudiamo gli occhi, ma sui social ormai è un fiorire di attività di questo tipo. Il sistema si è modificato, è sempre più complesso, occorre una normativa e il codice Ateco può essere l'inizio della svolta. Un conto la valenza di una libera professionista, altro è il reato di sfruttamento della prostituzione e riduzione in schiavitù. In una società aperta la distinzione è netta, riconosciuta e chiara a tutti. La classificazione Istat è un piccolo progresso nell'ordine della civiltà, nella separazione tra libertà personale ed essere costretta a obbedire agli ordini di chi ti obbliga a fare cose che non vuoi».


Secondo lei gli operatori del sesso saranno disposti a pagare le tasse?
«Dipende. Come tutti, sono imprenditori, ma non perché lavorano nel settore della prostituzione sono evasori. Non mettiamo etichette. Devono emettere fattura e il cliente la deve accettare, ma questo è un problema suo».


Che esito ha avuto il suo disegno di legge?
«Nessuno. È finita che non veniva mai calendarizzato perché era un tabù. Gli altri scimmiottavano il nord Europa con i quartieri a luci rosse, mentre noi avevamo inserito controlli con l'aiuto di rappresentanti femminili delle forze dell'ordine, assistenza e supporti sanitari».

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