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Alex Cotoia, uccise a coltellate il padre violento: in appello il giudice lo assolve (e intanto lui ha cambiato cognome)

16 ore fa 1
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Abbozza un sorriso alla lettura della sentenza, frastornato per una vicenda giudiziaria che l’ha visto vittima e carnefice. Impacciato cerca conforto negli occhi della mamma che gli accarezza il viso con le mani, poi lo stringe a sè in un abbraccio liberatorio. Aveva 18 anni quando per difendere la madre dopo l’ennesima lite familiare uccise il padre con 34 coltellate. Ieri Alex Pompa, che nel frattempo ha preso il cognome della madre, Cotoia, è stato assolto, l’ha stabilito la corte d’assise d’appello di Torino, presieduta dalla giudice Alessandra Bassi. Confermata la sentenza di primo grado al termine dell’appello bis a carico del 22enne, dopo che la Cassazione nel luglio scorso, accogliendo la richiesta della procura generale, ha disposto un nuovo processo. Alex era stato assolto in primo grado per legittima difesa, in appello, nel dicembre 2023 invece condannato a 6 anni, due mesie 20 giorni. Ieri i giudici non hanno pronunciato la parola «assoluzione», ma detto di avere confermato la sentenza di primo grado, del novembre 2021.

Era il 30 aprile 2020 quando a Collegno, provincia di Torino, il giovane colpì Giuseppe Pompa con sei coltelli ponendo fine a anni di aggressioni e minacce subite dalla madre, vittima della gelosia cieca del marito. Dopo il lungo abbraccio con la mamma, Alex ha detto: «Ora potrò trovare il mio posto nel mondo. Spero solo che sia finita. Sono ancora frastornato. Quando i giudici hanno letto la sentenza mi sono voltato verso i miei avvocati perché non sempre capisco cosa viene detto in queste aule. Ora devo metabolizzare, io metabolizzo sempre dopo. Festeggerò con Zoe, la mia cagnolina». Al suo fianco mamma Maria che parla al Messaggero: «Siamo felici, dopo tutto quel che abbiamo patito, la sofferenza subita e i cinque anni di un processo non semplice in cui abbiamo subito altra violenza e non ci ha aiutato nessuno: io ero una vittima, sono una sopravvissuta all’ennesimo femminicidio che ci poteva essere e ci sarebbe sicuramente stato. Io senza di lui sarei morta. L’ho sostenuto con il mio cuore di mamma, cercando sempre di essere positiva e di trasmettergli forza. Non ci siamo mai abbattuti, abbiamo resistito». Il futuro ora sembra più semplice e dolce: «Alex sogna un lavoro, qualcosa che gli permetta di realizzarsi. Ha studiato Scienze della Comunicazione, gli piace molto lo sport. Mi auguro possa trovare una serenità mentale, una stabilità lavorativa e la possibilità di godersi un pochino i suoi anni. Questo risultato rappresenta una vittoria della giustizia e spero che il nostro caso ispiri altre persone a non arrendersi».

Claudio Strata uno dei legali del giovane ha dichiarato: «Alex sin dalle prima sera si è detto pentito, ha agito per salvare la madre, è sempre stato un ragazzo dal comportamento esemplare. Nel processo d’appello questi elementi non sono stati minimamente presi in considerazione, ora finalmente è stata ricostruita la giusta realtà dei fatti». E il collega Enrico Grosso: «Confermata la legittima difesa reale. Alex ha ucciso per difendersi da un pericolo attuale, reale e immediato». L’accusa aveva chiesto la conferma della precedente condanna, richiesta ribadita prima della decisione, dall’avvocato generale di Corte d’appello Giancarlo Avenati Bassi e dal pm Alessandro Aghemo.

GLI STUDI INTERROTTI

Alex dopo l’omicidio si è iscritto a Scienze della comunicazione, ha preso quasi tutti 28 e 30, ma si è fermato alla triennale. Dopo la condanna in appello ha deciso di smettere di studiare. «Non ce la faccio a studiare con l’idea di tornare in carcere», disse. Eppure si era pagato gli studi lavorando come portiere di notte. Ora, potrà ricominciare a vivere, lasciandosi alle spalle quella sera che l’ha segnato per sempre in cui si accanì sul padre per paura che uccidesse la madre, lui e il fratello. L’uomo minacciava continuamente la moglie, i due figli tentavano sempre di proteggerla non lasciandola mai sola con il padre: anche il sabato sera, o usciva uno o l’altro.

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