ARTICLE AD BOX
Mentre sui siti dei media libici campeggia il video in cui il capo dell'Ufficio della polizia giudiziaria Osema Njeem, all'aeroporto di Mitiga (alle porte di Tripoli), sobbalza sulle spalle di un gruppo di persone e intorno la folla urla «uh uh al talian», ossia «uh uh gli italiani», in Italia la liberazione del generale libico, arrestato su mandato della Corte penale internazionale e scarcerato per mancanza della richiesta del ministro, diventa un caso politico e diplomatico. A chiedere spiegazioni sulla liberazione e l’accompagnamento in Libia con volo di Stato dell’uomo accusato di omicidi, torture e stupri di guerra a partire dal 2015, sono le opposizioni, ma anche la stessa Corte che sottolinea di non avere ancora ricevuto comunicazioni. Martedì, dopo la trasmissione degli atti in via Arenula avvenuta il giorno prima, il procuratore generale di Roma, ha invano atteso la richiesta del ministro Carlo Nordio, che, secondo i trattati internazionali, era necessaria per trattenere il generale. Così il pg si è visto costretto a chiedere la scarcerazione sulla base dell’articolo 716 del codice di procedura penale, che dà solo al Guardasigilli il potere di chiedere la misura cautelare in caso di mandati internazionali. La motivazione così è stata «l’irritualità dell’arresto, vista la mancata interlocuzione con il ministro» della Corte che invece, dicono dall’Aja, ci sarebbe stata. E Almasri Nosema Nejeen è tornato libero. Domani in Senato si presenterà il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che si è limitato a ordinare (attraverso la prefettura di Torino) l’espulsione del generale dopo la scarcerazione.
La corte penale
È lunga la nota della Corte penale internazionale che sottolinea come siano state rispettate le procedure e di avere trasmesso «La richiesta attraverso i canali designati da ciascuno Stato», con «una preventiva consultazione e coordinamento con ciascuno Stato per garantire la tempestiva ricezione». E aggiunge «Su richiesta delle autorità italiane e per rispetto nei loro confronti, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto del sospettato. Allo stesso tempo, ha continuato a impegnarsi con le autorità italiane per garantire l’effettiva esecuzione di tutte le misure richieste dallo Statuto di Roma per l’attuazione della richiesta. In questo contesto - si legge - il cancelliere ha anche ricordato alle autorità italiane che, nel caso in cui dovessero incontrare problemi che potessero ostacolare o impedire l'attuazione della sua richiesta di cooperazione, avrebbero dovuto consultare senza indugio la Corte per risolvere la questione». E conclude: «Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, Osama Elmasry Njeem sarebbe stato rilasciato e rimpatriato in Libia. La Corte cerca di ottenere, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sulle misure da adottare». Infine: «La Corte ricorda il dovere di tutti gli Stati parte di cooperare pienamente con essa nelle sue indagini e nei suoi procedimenti penali».
Le opposizione
Sono unite le opposizioni nel chiamare la premier Giorgia Meloni in aula a spiegare come sia stato possibile che il generale libico, dopo essere stato arrestato a Torino, sia stato rilasciato e accompagnato con un volo di Stato. Leader e capigruppo di opposizione hanno convocato una conferenza stampa alla Camera. Presenti i leader di Avs, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, i capigruppo di M5S, Riccardo Ricciardi, e quello di Azione, Matteo Richetti, il leader di Più Europa, Riccardo Magi, Maria Elena Boschi di Iv e la segretaria del Pd, Elly Schlein. Ed è proprio Schlein a chiudere la carrellata di interventi, rivolgendosi direttamente alla premier: «Meloni la smetta di nascondersi dietro ai suoi ministri. Chiediamo massima trasparenza su una vicenda estremamente opaca. Meloni dichiarava guerra ai trafficanti in tutto il globo, ne arrestano uno e lo riaccompagna a casa. Chiediamo che la presidente del Consiglio venga a riferire in aula». Una chiarezza che, dicono all'unisono le opposizioni, va fatta in parlamento e non nelle sedute secretate del Copasir. «Che non ci si nasconda dietro un chiodo, un giudice comunista, qualcosa che possa far gridare a un complotto contro la Meloni, qui la responsabilità è la sua», incalza il pentastellato Ricciardi. Ed ancora Nicola Fratoianni: la vicenda è «qualcosa di inaudito e che non può passare sotto silenzio. C'è una complicità del nostro governo, del ministro Nordio e della premier Meloni con una persona su cui pende l'accusa di reati gravissimi. Ne va della dignità del nostro Paese che ancora una volta oggi viene calpestata». Angelo Bonelli invoca le dimissioni di Nordio: «C'era una volta una presidente del Consiglio che aveva dichiarato guerra ai trafficanti di esseri umani per tutto il globo terracqueo. Ora li libera». «Il Falcon può volare solo con l'autorizzazione di Palazzo Chigi, che ha autorizzato il decollo e riportato questo criminale in Libia. È un fatto di una gravità inaudita. Il ministro Nordio non ci venga a raccontare sciocchezze su cavilli giudiziari, per quanto riguarda Nordio, con la copertura di palazzo Chigi, è responsabile di questa vicenda e si deve dimettere». E Riccardo Magi aggiunge: «Su questa vicenda esigiamo una risposta. Siamo davanti a un qualcosa di scandaloso e inaccettabile sul quale le opposizioni esigono una risposta».