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Alpinisti morti, l'ultimo incontro in vetta. La guida: «Li ho visti mentre scendevo. Sono saliti con il vento forte, non avrei continuato»

18 ore fa 1
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«C’era vento forte e io ero con un amico davanti a loro. Stavamo scendendo. Li ho incontrati e mi hanno chiesto se proseguissimo verso il Corno Grande. Ho risposto “no, andiamo giù”. Loro hanno continuato a salire». Nelle parole di Marco Zaffiri, guida alpina tra le più esperte e profondo conoscitore del Gran Sasso, c’è l’essenza dell’ultimo contatto umano che hanno avuto Luca Perazzini, 42 anni, e Cristian Gualdi, 48, i due alpinisti di Santarcangelo di Romagna che sono morti assiderati nella Valle dell’Inferno, dopo essere scivolati per alcune centinaia di metri mentre cercavano di salvarsi dalla bufera che li ha colti domenica pomeriggio.

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LE SPERANZE VANE

I due ragazzi sono stati recuperati venerdì, nel primo giorno di meteo clemente, dopo che nell’area si sono abbattuti venti a oltre 180 chilometri orari e neve copiosa. Zaffiri è stato l’ultimo ad averli visti in vita. Uno scambio rapidissimo di battute, come accade quasi sempre tra gli escursionisti in quota. Per di più in quella drammatica domenica e in quegli istanti in particolare si era già alzato un vento fortissimo che rendeva difficile riuscire a conversare. «Ero con un amico a fare una gita per conto mio - racconta Zaffiri al “Messaggero” -. Il mio obiettivo era arrivare al Sassone e tornare giù. C'era vento forte ed ero davanti a loro. Mi stavo preparando per scendere e li ho visti che arrivavano. Ci hanno chiesto se andassimo verso il Corno Grande e ho risposto “no, scendiamo”. La conversazione è finita lì, loro hanno continuato ad andare su. Noi siamo scesi ancora più giù, a Campo Pericoli li ho visti ancora che salivano verso la Direttissima». Ovviamente, alla luce della tragedia, del recupero dopo cinque lunghi giorni di bufera furiosa, questo colloquio assume una valenza particolare. «In quegli istanti - dice ancora Zaffiri - ho pensato che forse con il vento forte non sarei salito, ma è finita lì. Non mi sono permesso di dire nulla, né di dare consigli». La guida alpina fornisce un altro elemento interessante. «Più o meno erano le 10.30, forse le 11, ma non posso essere più preciso su questo. Il tempo era ancora clemente, la mia perplessità in quel momento è stata legata solo al vento, io non avrei continuato, ma è stato un pensiero del tutto personale».

IL MALTEMPO

I due amici romagnoli sono stati sorpresi poi dal maltempo, arrivato come previsto, ma forse un po’ prima rispetto ai modelli, per quanto questi possano valere in uno scenario di alta quota. «Effettivamente si è chiuso tutto all’improvviso - dice Zaffiri - era previsto che il peggioramento arrivasse in serata, ma non così repentinamente. Però il vento era già forte al mattino, in quelle condizioni o sai quello che fai o comunque non avrebbe avuto troppo senso continuare. Ma non credo che i due ragazzi fossero degli sprovveduti. Certo, magari se fosse rimasto solo il vento, seppur forte, non sarebbe successo nulla e non sarebbero rimasti intrappolati in quel modo». Zaffiri ha focalizzato la situazione appena è arrivato a valle: «Ho saputo che erano partiti i soccorsi per cercare due persone e ho capito che potevano essere loro, erano gli unici che andavano in vetta a piedi».

LA DINAMICA

Anche la guida alpina è convinta che il maltempo, in fase di discesa, abbia “spinto” i due ragazzi nella Valle dell’Inferno. «Il vento secondo me li ha presi in pieno e li ha spinti sulla sinistra, poi saranno scivolati. Chi conosce la zona sa che in quel punto devi tenerti un po’ fuori, “girare dietro” per andare a riprendere la sella di Monte Aquila e continuare la discesa. Ma le condizioni non erano affatto semplici, sicuramente sono stati anche un po' sfortunati».

GLI ACCERTAMENTI

Sul fronte giudiziario la vicenda non dovrebbe avere strascichi. La Procura di Teramo ha aperto un fascicolo per fatti che non costituiscono reato (il cosiddetto “modello 45”). Questo implica che il fascicolo sarà chiuso senza disporre accertamenti ulteriori, a meno che non intervengano fatti nuovi. Non ci saranno, insomma, almeno per ora, controlli o verifiche e non saranno sentiti testimoni. Il nulla osta per la restituzione delle salme ai familiari è arrivato già nella serata di venerdì, ma il trasporto verso la Romagna è stato bloccato fino a ieri da alcuni problemi di natura burocratica. I funerali si terranno il 2 gennaio a Santarcangelo di Romagna, loro città di origine, in due chiese distinte: alla Collegiata della città e nella parrocchia di San Vito. In loro ricordo, poi, Comune, commercianti e pro loco hanno organizzato un momento di raccoglimento collettivo per lunedì.

A partire dalle 18, due file di candele verranno accese lungo la scalinata della centrale via Saffi, mentre i negozi del centro accenderanno anch'essi una luce alla propria vetrina. Gli stessi cittadini santarcangiolesi sono stati invitati a fare lo stesso sul davanzale della propria finestra.

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