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Amoroso: 'Non delegittimare le toghe con attacchi inaccettabili'

1 settimana fa 7
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"L'indipendenza della magistratura è un pilastro dello Stato di diritto e va preservato. Il confronto e la critica è sempre possibile. I giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si ritrova nelle motivazioni dei loro provvedimenti, che sono comunque criticabili, anche aspramente. Non è accettabile che ci possano essere attacchi personali perché qui si va su un terreno diverso, di delegittimazione della magistratura ed è poi un terreno scivoloso che bisogna evitare a tutti i costi. Sarebbe preoccupante un sistema senza giudici, il nostro è un sistema equilibrato ed è un sistema che contiene antidoti e strumenti per arginare possibili debordamenti". Così il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso in conferenza stampa dopo la relazione sull'attività dell'anno 2024. 

"Non è una novità la preoccupazione di debordamento e la critica che viene rivolta all'ordinamento giudiziario dei suoi confini. Ricordo il caso Englaro, quando la pronuncia della Cassazione fu oggetto di un conflitto tra poteri. Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l'ultima frontiera. Aldlilà di questa frontiera speriamo di non arrivarci mai, tutto è contenuto nelle regole". aggiunge Amoroso in conferenza stampa dopo la relazione sull'attività dell'anno 2024, in merito alle polemiche tra esponenti del governo e magistratura. 

"Il riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica" ma "ai limiti generali del potere legislativo sono riconducibili il canone della ragionevolezza e quello della proporzionalità, l'uno e l'altro sempre più ricorrenti nella giurisprudenza recente". Così il presidente della Corte costituzionale Giovanni Amoroso nella sua relazione, sull'attività dell'anno 2024. 

"Il legislatore nazionale si muove quasi sempre in un contesto europeo segnato dall'appartenenza all'Unione europea, che ha garantito un prolungato periodo di pace e di sviluppo economico. Gli ordinamenti giuridici dei 27 paesi che la compongono tendono al riavvicinamento e poi all'armonizzazione per affrontare, "uniti nella diversità", le sfide del nuovo secolo (l'ambiente, l'energia, l'acqua, il welfare), gli sviluppi tecnologici (a partire dalle enormi potenzialità dell'intelligenza artificiale) e le crisi del tempo corrente (la guerra al di là dei confini dell'Unione, la pressione migratoria dall'esterno)". Così continua il presidente della Consulta. 

Il presidente Amoroso, ha poi spiegato che "l'interesse delle future generazioni - espressamente iscritto in Costituzione dal 2022 - richiede di essere lungimiranti. In ciò un ruolo importante gioca il dialogo tra le Corti nell'Unione - la Corte di giustizia UE e le Corti costituzionali (o supreme) nazionali - con la necessaria flessibilità richiesta dal rispetto delle identità nazionali nel contesto delle tradizioni costituzionali comuni". 

Amoroso ha inoltre tenuto a sottolineare il  numero delle pronunce di incostituzionalità: "Il calo numerico non significa una minore importanza delle questioni, come mostra la percentuale crescente degli accoglimenti. Delle 212 pronunce dello scorso anno ben 94 contengono dispositivi di illegittimità costituzionale, ossia quasi il 50%. È una tendenza recente degli ultimi anni; in un passato meno recente questa percentuale era sensibilmente minore". 

Ha poi commentato la recente sentenza che ha posto il limite del terzo mandato per il governatore della Campania: "La Corte si è preoccupata di affrontare il tema in termini generali per ricostruire l'assetto di sistema, con riferimento anche ad altre Regioni in modo da affermare un principio che valga per tutti e quindi questo vale per la Regione Campania e vale per tutte le Regioni a statuto ordinario. Non ci siamo occupati delle Regioni a statuto speciale, la pronuncia riguarda quelle a statuto ordinario".

Amoroso continua nel solco del necessario equilibrio tra il principio dello Stato di diritto e quello della democrazia rappresentativa: "Il principio dello Stato di diritto inverato nella Costituzione segna un condiviso equilibrio tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, secondo la logica della divisione dei poteri. Garante di questo equilibrio è la Corte costituzionale che è il giudice dei conflitti tra poteri dello Stato. Con il procedimento di revisione costituzionale è possibile una riforma che apporti degli aggiustamenti di questo equilibrio, nel rispetto dello Stato di diritto e del complessivo impianto di democrazia rappresentativa che connota, nel suo nucleo essenziale, il nostro ordinamento giuridico". 

Il presidente della Consulta ha poi ricordato che "la Costituzione nasce come patrimonio comune ed è quindi di tutti. È il patto fondativo su cui è stato eretto l'ordinamento giuridico conformato ai principi dello Stato di diritto e della democrazia rappresentativa. La Costituzione è un patrimonio comune della nostra società civile; la Corte ne è custode nella misura in cui ad essa è demandata la giurisdizione costituzionale". 

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