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«La difesa di Andrea Sempio ha usato un lecito escamotage tecnico per rinviare l’interrogatorio. Lo scopo era prendere tempo». A fare luce sulla strategia dei legali del 37enne, indagato per concorso nell’omicidio di Chiara Poggi nell’inchiesta bis, è il vice presidente della Camera penale di Roma, l’avvocato Salvatore Sciullo. L’invito a comparire notificato dalla Procura di Pavia a Sempio è stato ritenuto dai suoi difensori nullo, in quanto nell’atto manca «l'avvertimento» che il pubblico ministero può disporre «l'accompagnamento coattivo in caso di mancata presentazione senza che sia stato addotto legittimo impedimento».
Quello dei pm è un errore?
«Sì, ma non sostanziale. Se il pm rinnova l’avviso inserendo l’avvertimento, nell’arco di 48 ore può essere fissato un nuovo interrogatorio. La difesa si è appigliata a questo errore formale per differire l’atto istruttorio».
Prendere tempo a quale fine?
«Visto che in questi casi mediatici spesso ci sono fughe di notizie, l’obiettivo potrebbe essere quello di venire a conoscenza, tramite qualche indiscrezione giornalistica, di quello che ha riferito Alberto Stasi nel suo interrogatorio».
Si è già saputo che Stasi ha detto ai pm di non aver mai visto Sempio. Che conseguenze può avere tutto questo?
«Visto che era prevista la contemporaneità degli atti istruttori, con le audizioni di Sempio, Stasi e del fratello di Chiara Poggi lo stesso giorno, venendo meno quella di Sempio si crea una sfasatura. Anche in buona fede, può verificarsi un inquinamento probatorio che va a neutralizzare la tattica della Procura».
Gli inquirenti infatti stanno riflettendo se riconvocarlo.
«Il pm può cambiare strategia e non rinnovare l’invito a rendere interrogatorio, proprio per l’eventuale fuga di notizie che si può avere dall’interrogatorio di Stasi».
Un legale di Sempio, l’avvocato Angela Taccia, ha commentato così la scelta di non prensentarsi all’interrogatorio: “Guerra dura senza paura. Codice di procedura penale noi ti amiamo”.
«È la dimostrazione di una sorta di braccio di ferro con la Procura. In contesti simili la schermaglia si fa anche tecnica. Il ragionamento difensivo potrebbe essere: visto che è stato riaperto un caso per aspetti meramente formali, allora anche noi pretendiamo con un’esasperazione che la forma venga rispettata. Tecnicamente ci sta, ma è un tecnicismo fine a se stesso. Anche perché Sempio avrebbe potuto comunque comunicare che si avvaleva della facoltà di non rispondere, invece i suoi legali hanno preferito questa schermaglia con i pm».
Dopo 18 anni, che valore possono avere le nuove prove scientifiche raccolte e il riemergere di testimonianze nell’ottica di un eventuale processo?
«Ulteriori approfondimenti tesi all’accertamento della verità devono essere apprezzati da tutte le parti: indagati e persone offese. Il tempo trascorso cela le prove e ancora di più la ricostruzione delle prove stesse, per cui diventa tutto tecnicamente più complicato. Però a volte c’è una prova scientifica che resiste ad ogni tempo e, in questo caso, la Procura ha il dovere di portarla avanti. Riguardo l’attendibilità dei testimoni, il tempo conduce abitualmente a dimenticare o confondere il ricordo».