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Ucciso da una coltellata ricevuta da un coetaneo che, in stazione a Tortona, voleva rubargli il monopattino elettrico. Lui ha reagito ed è partito il fendente al petto: con la lama ancora piantata nel cuore ha cercato di scappare, percorrendo tutto il sottopasso, passando dal bar, finché l’adrenalina gli ha dato la forza di correre. Poi si è accasciato nel piazzale antistante la stazione, tra le aiuole che decorano l’ingresso.
Un piazzale troppo spesso teatro di risse e brutti episodi, specie da quando lo scalo non ha più un presidio Polfer. Ed è lì che il personale del 118 lo ha trovato e soccorso. Jordan è stato caricato sulla barella e trasportato al Pronto soccorso, ma i medici non hanno potuto fare niente per salvarlo.
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Chi era la vittima
La boxe era il suo sogno e a breve avrebbe dovuto iniziare a praticarla in una palestra della zona. Sognava una vita tranquilla quel ragazzo di 19 anni, che aveva lasciato il Paese di origine, il Camerun. Ange Jordan Tchombiap stava cercando di superare il trauma della perdita del fratello, morto durante il viaggio della speranza che avrebbe dovuto portarli in salvo: invece in Italia era arrivato solo lui.
La ricostruzione dei carabinieri
È successo poco prima delle 13, quando in stazione c’è sempre un viavai di gente. E sono stati proprio i passanti a chiamare il 112. I carabinieri della Compagnia di Tortona, al comando del maggiore Gianluca Bellotti, sono accorsi in piazza Fiume con diverse pattuglie, cercando di intercettare l’autore della coltellata che si era dato alla fuga.
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«Abbiamo un sospettato - dice Bellotti -, la sua posizione è al vaglio dell’autorità giudiziaria. Sono in corso gli accertamenti disposti dalla Procura di Alessandria che sta coordinando le indagini e grazie anche ai rilievi della sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale si potrà chiarire la dinamica di questo reato. La vittima è un camerunense del 2005 e il sospetto aggressore un magrebino, più o meno coetaneo».
Il ricordo del direttore centro di accoglienza Isolabella di Isola Sant’Antonio
Ange Jordan Tchombiap era ospite da due mesi del centro di accoglienza Isolabella di Isola Sant’Antonio, gestito dalla cooperativa Alpi del Mare di Mondovì. Il direttore della struttura, Remo Grasso, e il responsabile sanitario, Marcellino Aconega, sono arrivati davanti alla stazione insieme allo psicologo che seguiva il ragazzo, Mattia Sterpi.
«Un nostro collaboratore ci ha contattato dicendo che c’era stato un diverbio con alcune persone in stazione - dice Grasso -, forse per il monopattino elettrico di Jordan che stavano cercando di rubare. Quando lui si è avvicinato è stato aggredito e uno ha tirato fuori il coltello. Dall’ospedale poi ci avrebbero detto che era arrivato in arresto cardiaco perché la lama si era spezzata all’interno del petto».
È probabile che l’azione sia iniziata all’imbocco del sottopasso in piazzale Dellepiane: si spiegherebbero così le macchie di sangue lungo tutto il percorso del tunnel che continuano su piazza Fiume fino all’area antistante l’ingresso principale dello scalo ferroviario. Ma saranno i rilievi della scientifica a chiarirlo.
«Era un ragazzo bravissimo - dice Marcellino Aconega -, non sentiva bene da un orecchio e forse anche per questo era molto tranquillo. Gli piaceva giocare a pallone con i suoi compagni, ma non era un “casinaro” come alcuni di loro. Aveva fatto il test d’italiano due giorni fa e l’aveva passato, lo parlava molto bene anche perché era in Italia ormai da un anno e mezzo. Prima di arrivare da noi era stato in un altro centro di accoglienza della provincia».