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Anno giudiziario, protesta dei magistrati all'inaugurazione: da Milano a Napoli, quei ?gesti plateali?

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Prima dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, una cinquantina di magistrati si sono radunati sulle scale dell'ingresso del Palazzo di giustizia di Milano, con toghe nere e coccarde tricolore, una copia della costituzione in mano e due striscioni con citazioni di Piero Calamandrei, in protesta contro la riforma Nordio che prevede la separazione delle carriere. Emanuela Andretta presidente della Ges Milano (Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati) ha detto che «sono a rischio tutti gli italiani, perché nel momento in cui si rischia di compromettere l'autonomia e l'indipendenza della magistratura chi ci rimette è l'utente del servizio giustizia, il cittadino, non è il magistrato che esercita l'attività giudiziaria». La magistrata ha poi detto che quando parlerà la rappresentante del ministero della giustizia usciranno dalla stanza precisando che «ci atteniamo alle direttive che provengono dal comitato centrale».

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Una copia della Costituzione bene in vista durante l'inno di Mameli e un lungo applauso hanno aperto la cerimonia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario a Napoli. Questo è il primo gesto plateale da parte dei magistrati napoletani. Alla cerimonia è presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio. La Costituzione tra le mani e levata al cielo: così i magistrati in apertura della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte di Appello di Napoli.

I magistrati hanno esposto la Costituzione mentre risuonavano le note dell'inno di Mameli. La protesta dell'Anm avviene alla presenza del Guardasigilli Carlo Nordio ed è contro la riforma della separazione delle carriere approvata in prima lettura dalla Camera nei giorni scorsi.

ROMA

«E' arduo sostenere che le nuove riforme siano in grado di realizzare, almeno a Roma, in tempi brevi un significativo cambio di passo nei tempi della giustizia civile e penale». Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, nella relazione alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario. «Quel che è, invece, certo è che, nell'anno decorso, vi è stato in ogni ufficio del distretto - aggiunge - un grande sforzo per ridurre l'arretrato e migliorare i tempi dei processi civili e penali e che questi risultati sono tanto più importanti in quanto realizzati quasi che tutti gli uffici del distretto operassero ad organico pieno» E ancora: «laddove, invece, tutti gli uffici, ad iniziare da quelli più grandi, sono stati costretti ad operare in quest'ultimo anno con vuoti di organico, sia del personale di magistratura che di quello amministrativo, sempre più importanti e ormai insostenibili».

POCHI GIUDICI

- «Un numero irrisorio di giudici fronteggiano a Roma una valanga di reati e il rischio penale, in questa condizione, non costituisce un adeguato deterrente rispetto alle opportunità di guadagno che offre l'attività criminale». Lo afferma il presidente della Corte d'Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, nella relazione alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno Giudiziario «Il dato che spicca è quello della criminalità organizzata - aggiunge - con la massiccia presenza di associazioni a delinquere anche di stampo mafioso sia nella città di Roma che nei territori di Velletri, Latina, Cassino e Frosinone, che rende gli uffici romani comparabili a quelli delle "capitali storiche" della associazioni criminali del Paese».

PALERMO

«La separazione delle carriere è la punta di un iceberg la cui parte sommersa e forse la più preoccupante sta emergendo, anche se il suo effetto dirompente non viene colto appieno forse perché di minore impatto mediatico». Lo ha detto il Presidente della Corte d'Appello di Palermo Matteo Frasca, durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo. «La riforma della giustizia mira infatti a introdurre altre modifiche dell'ordinamento giudiziario che si saldano con la separazione delle carriere e vanno ben oltre, iscrivendosi a pieno in un progetto unitario che vuole ridisegnare l'equilibio tra i poteri dello Stato».

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