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Dall’instabilità del quadro geo-politico ed economico per i conflitti in Ucraina e Medio Oriente, al carry trade in yen, dai timori di una recessione degli Usa, fino alle ventilate tasse sulle banche: nell’intervista al Messaggero, la prima dopo il sesto mandato, il Presidente dell’Abi, Antonio Patuelli illustra la posizione dell’Associazione sui temi di attualità, che saranno affrontati alla ripresa di settembre.
Presidente, l’estate è dominata da una grande incertezza internazionale sul fronte Usa (elezioni presidenziali), un’economia in Germania con il fiato grosso e i conflitti in Ucraina e Medio Oriente: è un quadro molto preoccupante vero?
«Stanno prevalendo le incertezze internazionali rispetto ai fattori produttivi e ai fondamentali dell’economia. Sembra proprio finita l’epoca trentennale di pace e di speranze seguita alla caduta del muro di Berlino e alla fine della guerra fredda, mentre le regole dei mercati internazionali continuano a essere quelle di una società aperta dove le nuovissime tecnologie, gli algoritmi e capitali ingentissimi, spesso opachi e molto speculativi, sono protagonisti a scapito della serietà e della solidità dei risparmiatori che sono fondamentali nei mercati. Le auspicate speranze di pace per Ucraina e Medio Oriente si stanno infrangendo continuamente, mentre l’Europa e, in essa, l’Italia, sono esposte a queste nuove gravi incertezze».
Il contesto europeo può essere un fattore stabilizzante visto l’inizio di una nuova legislatura e di una nuova Commissione europea?
«Anche nell’Unione Europea vi sono ancora grandi incertezze: la nuova Commissione Europea deve essere ancora composta e dovrà passare agli esami individuali parlamentari di ciascuno dei suoi componenti. L’Italia merita un ruolo rilevante con responsabilità importanti in materia economica. Solo dopo l’entrata in carica di tutta la nuova Commissione Europea potrà davvero completamente iniziare la nuova legislatura della UE».
Il governatore Fabio Panetta ha esortato Bce a gestire i rischi politici e le altre incertezze, può servire?
«Il Governatore Panetta è molto lungimirante e saggio: la BCE ha accresciuto le sue competenze soprattutto nelle fasi più complesse di crisi, ma i Trattati europei che la regolano dovrebbero essere aggiornati per attribuire alla BCE la pienezza di tutte le competenze e le responsabilità di Banca Centrale che deve tener conto non solo del grave problema dell’inflazione, ma anche delle necessità di favorire lo sviluppo e l’occupazione».
I primi giorni di agosto hanno confermato la tradizione di turbolenze sui mercati spesso dovute a scarse transazioni sui mercati borsistici che portano a più volatilità, oppure in questi giorni stiamo assistendo agli effetti di ipervalutazioni dei titoli tecnologici e all’emergere del nodo-yen?
«La volatilità sui mercati è sempre più frequente per cause molteplici e difficili da esaminare tutte. Non escludo nemmeno che sui mercati aperti dell’Occidente intervengano frequentemente capitali opachi mossi da economie e Stati contrari all’Occidente. In sostanza, così come sussiste una conflittualità tecnologica che di continuo cerca di colpire non solo i sistemi di difesa occidentali, ma anche i centri nevralgici tecnologici dell’economia dell’Occidente, così può avvenire anche per la sempre più frequente volatilità nei mercati».
Dalla prossima riunione a settembre della Bce, gli operatori si attendono una riduzione dei tassi di politica monetaria, arriverà la sforbiciata?
«E’ molto attesa: occorre combattere la recessione che è in atto per esempio in Germania e favorire la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione. L’inflazione non la si può combattere esclusivamente o prevalentemente con le strette monetarie, ma con un complesso di articolate misure anche fiscali, possibilmente omogenee in Europa e che non deprimano, ma stimolino l’economia».
Un anno fa di questi tempi stavate tribolando per il decreto Extraprofitti, nei giorni scorsi sono tornate le indiscrezioni (smentite), ma Giorgetti ha detto che anche gli istituti devono partecipare alla finanza pubblica: l’Abi ha puntualizzato che le banche pagano più tasse delle imprese. Come la mettiamo?
«Nella storia economica non ho trovato tracce del concetto di extraperdite per le fasi più difficili dell’economia, in particolare di quella bancaria. Parallelamente non possono sussistere gli extraprofitti. Peraltro le banche ed i risparmiatori sono gravati da alti livelli di tassazione, dove debbono essere insieme tenuti in conto gli oneri che gravano sulle imprese bancarie, le addizionali, compresa quella del 3,5% sulle banche, l’IRAP, altre imposte, e il 26% che debbono pagare i risparmiatori sia sui dividendi, sia sugli utili derivanti dai depositi. Fra l’altro le entrate dello Stato del primo semestre di quest’anno evidenziano un rilevante incremento anche a carico dei risparmiatori. Occorre che vi sia uniformità della pressione fiscale innanzitutto nell’Europa dell’euro sulle attività finanziarie».
Alcuni parlano di tesoretto nei conti pubblici, il Ministro Giorgetti è più cauto, qual è la sua valutazione?
«Dai dati ufficiali emerge un incremento delle entrate dello Stato che non è ancora possibile conteggiare con esattezza, anche perché l’ultimo giorno per il pagamento dell’IRES e dell’IRPEF non è stato il 30 giugno (che era domenica), ma il 1° luglio, lunedì. Occorre, pertanto, attendere i risultati delle entrate dello Stato al 31 luglio per avere una visione più assestata in preparazione della Legge di Bilancio dello Stato per il 2025».
Il Ministro Giorgetti ha detto anche che le banche devono partecipare alla finanza pubblica, che cosa risponde come presidente dell’Associazione degli istituti?
«Il Ministro Giorgetti ha detto che le banche devono partecipare alla finanza pubblica come tutti gli altri: lo stiamo già facendo e lo faremo con rigore».