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L’UE riprende il passo con le ultime notizie. E lo fa con la prima plenaria della Commissione von der Leyen bis al completo.
L’argomento da riprendere è l’elezione annullata in Romania, che aveva visto Georgescu, il candidato non troppo vicino all’Unione Europea, dirigersi da vincitore verso i ballottaggi. La corte costituzionale rumena ha poi deciso, a pochi giorni dal voto, di sospendere le elezioni per “sospette ingerenze russe” tramite TikTok, piattaforma con la quale bot russi avrebbero manipolato l’opinione pubblica e indirizzato il voto. L’intero processo di elezioni andrà rifatto daccapo, a partire dalla raccolta firme di chi si vorrà candidare. Intanto la Commissione europea parte con un procedimento formale nei confronti del social cinese, reo secondo l’UE di aver violato il Digital Services Act, la legge contro la disinformazione sui social.
La presidente Ursula von der Leyen ha commentato così: “A seguito di gravi indizi che indicano che attori stranieri hanno interferito nelle elezioni presidenziali rumene utilizzando TikTok, stiamo ora indagando a fondo per verificare se TikTok abbia violato la legge sui servizi digitali non riuscendo ad affrontare questi rischi. Dovrebbe essere chiaro che nell’Ue tutte le piattaforme online, compreso TikTok, devono essere ritenute responsabili“. Tuttavia, in contemporanea emerge una notizia (non troppo diffusa nei principali media) che rischia di gettare pesanti ombre sulla Commissione europea.
La denuncia alla Commissione europea di aver indirizzato l’opinione politica nei Paesi Bassi
Lo riporta anche il Giornale: secondo il Garante europeo della protezione dei dati, la Commissione avrebbe violato la privacy degli utenti social nei Paesi Bassi, sfruttando dati sensibili riguardo la posizione politica degli stessi. Questo per indirizzare l’opinione politica su una campagna pubblicitaria che promuoveva una proposta di legge finalizzata a obbligare i fornitori di servizi a scansionare i messaggi per individuare materiali pedopornografici – e quindi a sorpassare la crittografia dei messaggi.
La Commissione ha poi sponsorizzato (illegalmente) la campagna tramite microtargeting, ovvero scegliendo di puntare solo su specifici utenti. Fa sapere Noyb, l’Ong che ha denunciato il fatto, che “la Commissione europea non si è limitata a pubblicare questi messaggi politici, ma ha anche preso di mira gli utenti che non erano interessati a parole chiave come: #Qatargate, brexit, Marine Le Pen, Alternative für Deutschland, Vox, Christian, Christian-phobia o Giorgia Meloni. La chiara intenzione era quella di rivolgersi solo a utenti politicamente liberali o di sinistra, ma non a utenti conservatori o di destra”. Il Garante della protezione dei dati ha così emesso una “constatazione formale”, ritenendo che gli strumenti adoperati dalla Commissione erano illeciti.
“Gli inserzionisti – continua Noyb – utilizzano spesso i cosiddetti ‘dati proxy’ (quindi dati strettamente associati al pensiero politico) per indirizzare le opinioni politiche. In questo modo, la Commissione europea ha chiaramente dato il via al trattamento dei dati personali dei cittadini dell’UE per indirizzarli con annunci pubblicitari”. Una notizia di spessore, soprattutto nel contesto delle elezioni annullate in Romania per sospette ingerenze nel processo democratico.
Durante la plenaria di martedì 17 dicembre, ne ha parlato l’eurodeputato spagnolo Jorge Buxadé Villalba, rappresentante di Vox.
Guarda qui l’intervento.