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Alessandro Gonzato 28 dicembre 2024
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Alfredo Altavilla, a lungo braccio destro di Sergio Marchionne, l’aveva detto: «Il 2035? Bisogna vedere chi ci arriva vivo». Dal 2035 scatta lo stop alla produzione di auto e furgoni a benzina e diesel deciso dall’Unione Europea. E però la mazzata, potenzialmente letale, scatterà già da mercoledì prossimo, con l’anno nuovo. Lo ha spiegato sul Sole 24 Ore Massimo Artusi, presidente di Federauto, sigla che raggruppa i concessionari italiani: «Gli scenari possibili sono due.
Se si interviene tempestivamente sulle multe prevediamo un mercato stabile rispetto al 2024. Se così non fosse i produttori potrebbero scegliere di limitare la vendita di modelli a motore per aumentare il rapporto rispetto alle elettriche (quello che impone l’Europa, ndr), e se accadrà questo lo scenario sarà drammatico. Il mercato in Italia potrebbe ridursi del 30% a quota un milione 100mila auto». Non si può perdere un giorno. E infatti ieri la socialdemocratica Roxana Minzatu, vicepresidenza esecutiva della Commissione Ue, ha chiarito che vuole buttare un anno: «Nel 2025 niente revisione delle regole, a differenza di quanto hanno chiesto alcuni Stati membri. Il regolamento che mette al bando la produzione di automobili e furgoni con motori tradizionali dal 2035 si farà nel 2026».
Ma sì: aspettiamo 12 mesi, odi più, così il mercato muore e alle migliaia di licenziamenti se ne aggiungeranno tanti altri. Il commissario romena s’è messo in testa un’idea meravigliosa: «Il regolamento richiede alla Commissione di preparare una relazione sui progressi compiuti entro il 2025. Sulla base della relazione la Commissione riesaminerà il regolamento nel 2026».
ALLARME ROSSO
Nel frattempo stando a un calcolo di Acea, l’Associazione europea che rappresenta le 16 case automobilistiche più grandi del continente, nel 2025 l’ammontare delle multe potrebbe arrivare a 16 miliardi. Per Luca de Meo, presidente di Acea e amministratore delegato di Renault, le aziende potrebbero vendere in perdita i veicoli: «I produttori vogliono chiarezza su posti di lavoro e investimenti prima della fine dell’anno per evitare danni alla competitività dell’Europa». Se ne parlerà almeno nel 2026 e il commissario Ue si è anche stizzito mentre rispondeva a un’interrogazione parlamentare in materia: «Il 2035 crea certezza per produttori, fornitori e investitori. È un lasso di tempo sufficiente per pianificare una transizione equa».
Tutti i produttori, i fornitori e gli investitori sono contrari alla follia green partorita dall’ex commissario Frans Timmermans – anche lui di sinistra – ma il lasso di tempo, sostiene il commissario, è giusto. I dati sono drammatici, ma mentre il centrodestra (chi più chi meno) a Bruxelles sbatte i pugni sul tavolo e chiede cambiamenti a tale scempio, i progressisti suonano mentre il Titanic affonda. Tanto non affondano loro, commissari ed europarlamentari da 20mila euro al mese. Vanno sott’acqua i dipendenti delle aziende, le famiglie, tutto l’indotto. Pd, taleban-ecologisti e sinistre varie si sono prostrati per anni alla paladina Greta Thunberg. I risultati erano inevitabili. Quest’anno in Europa le immatricolazioni delle auto elettriche sono diminuite del 9,5%, 130.757 unità a novembre. Il tonfo è stato provocato principalmente dalla drastica diminuzione delle immatricolazioni in Francia (-24,4%) e Germania (-21,8).
Da noi, a novembre, il disastro è stato del 17,1% (6.601 le vetture “full electric” immatricolate) rispetto a novembre 2023. Quest’anno le stime principali dicono che il mercato italiano chiuderà attorno a -18%. Mercedes, che ha appena regalato una macchina elettrica al Papa, aveva annunciato di diventare un marchio completamente green entro il2030. Obiettivo posticipato, e Marc Langenbrinck, l’amministratore delegato di Mercedes-Benz Italia, in un’intervista ad Avvenire ha spiegato il motivo: «Quando cinque anni fa abbiamo annunciato la nostra strategia eravamo convinti che la transizione sarebbe stata più veloce. Avevamo sottolineato che i nostri obiettivi sarebbero stati condizionati dalla situazione dei mercati. Per diverse ragioni, invece, sta richiedendo più tempo di quanto tutti avevano previsto».
FUORI DALLA REALTÀ
Ieri ha rilanciato anche il commissario al Clima, l’olandese Wopke Hoekstra, il quale ha risposto al gruppo dei Conservatori: «Con le nostre riforme le vetture green saranno sempre più convenienti». In effetti l’inizio è stato trionfale. Torniamo alla condanna forse a morte pronunciata dalla Minzatu, che ha confermato quella della collega Teresa Ribera, spagnola socialista pure lei vicepresidente esecutiva Ue perla “transizione giusta, pulita e competitiva”: «Nessuna marcia indietro. La questione sul tavolo è come accompagnare l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione in corso, garantendo stabilità sulle tempistiche. Transizione giusta, pulita, competitiva. Ricordatelo.