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Il mondo dell’auto non è in grande forma. In Europa e in Italia la vendite non decollano e ancora viaggiano a quasi un meno 20% rispetto al 2019, il periodo “prima della pandemia”. Siccome il virus è passato si spera che torni il bel tempo, ma forse è ambizioso il riferimento ad anni profondamente diversi che, probabilmente, non torneranno più. Nel continente lo scenario economico è cambiato. La guerra e non solo ha fatto impennare i costi dell’energia ed in particolare nell’automotive è apparso lo spettro cinese che ha scosso il palcoscenico: auto tecnologicamente avanzate ad un prezzo estremamente competitivo. Mica facile porci rimedio. Basteranno i dazi, non solo di Trump, a fermare l’avanzata? Vedremo.
Ma le ondate giapponesi e coreane, che in passato si sono già abbattute sulle nostre coste, erano ben poca cosa rispetto allo tsunami attuale. Tornando su temi più terra terra, nel primo trimestre dell’anno il mercato italiano dell’auto ha perso l’1,6% in relazione allo stesso periodo di un non florido 2024. In Europa va solo un po’ meglio, ma il segno è sempre negativo (-0,4%). In realtà, nell’ultimo mese c’è stato un colpetto di coda che ha visto invertire la tendenza senza però ribaltare la direzione del cumulato: nella Penisola le immatricolazioni sono aumentate del 6,2%, nel Continente del 2,8%.
In questo quadro poco allegro si sono svegliate le auto elettriche che viaggiano in ogni caso ancora ad un tasso di crescita inferiore a quello previsto, o meglio sperato, dalla Commissione Europea che è sempre intenzionata a vietare la commercializzazione dei motori termici dopo il 2035. Prima di quella data dovrebbe riuscirci la Cina che non è intervenuta “per legge”, ma sta convincendo il mercato: le vetture a batterie sembra vadano meglio, costano meno ed hanno costi di gestione inferiori. Con questa atmosfera, decidano i consumatori... Da gennaio a marzo le vendite delle zero emission nel Belpaese sono aumentate del 72,2%, in Europa del 28%.
I volumi saranno ancora bassi ma, con l’aria che tira, certe variazioni è bene metterle in cassaforte. Che il nostro paese sia l’unico fra i “big five” dove la penetrazione delle auto con la spina non ha raggiunto la doppia cifra è meglio sorvolare visto che la media europea supera il 25% ed il Regno Unito è arrivato al 30%. Un’auto su tre, ancora indietro rispetto alla Cina dove è una su due. Il mercato nostrano delle auto aziendali, cioè intestate a persone giuridiche, è in crescita nonostante la fiscalità penalizzante rispetto al resto del continente. Il solo noleggio è arrivato al 33% spinto dal “lungo termine”, una formula che attrae anche i privati.
Acque agitate perché, non è stata rivista la tassazione generale come il settore chiede da anni, ma sono state tassate in modo diverso la vetture utilizzate come “fringe benefit” dai dipendenti. Ebbene, adeguandosi agli inviti comunitari che puntano al Green Deal, per questi la fiscalità è più vantaggiosa se scelgono un vettura “full electric” o, al limite, plug-in. Una parte del comparto, quella più legata ai costruttori, approva il cambiamento, mentre un’altra, più in odore di mercato, storce il naso: così si penalizzano i veicoli più richiesti, con il rischio che i “fleet manager” rinviino l’acquisto in attesa di tempi migliori...