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Vengono soprannominati “piccoli geni” perché imparano più in fretta dei compagni ma, proprio per questo, hanno bisogno di seguire percorsi personalizzati altrimenti rischiano di perdersi. Sono gli studenti cosiddetti “plusdotati”. Quanti sono? Non ci sono stime esatte. Secondo i proponenti della legge in Italia sono circa 430mila, il 5 per cento degli alunni scolastici. Per altre associazioni sono il 2 per cento. Un ddl in Senato propone di aiutarli con piani didattici ad hoc, un tutor che li segua e monitori i loro progressi e la possibilità di frequentare anche anni di studio più avanzati rispetto a quelli anagrafici. Tutto potrebbe partire con un triennio di sperimentazione.
LA STRATEGIA
È infatti in discussione, in Commissione cultura e istruzione pubblica, un disegno di legge a prima firma di Pierantonio Zanettin di Forza Italia e cofirmataria Daniela Sbrollini di Italia Viva, che punta a introdurre misure dedicate agli alunni con alto potenziale cognitivo. «Gli alunni plusdotati - si legge nella premessa - hanno bisogno di un approccio differenziato nell’ambito scolastico, al pari di quanto è previsto per gli alunni affetti da dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia, tutelati dalla normativa sui disturbi specifici di apprendimento».
E allora, secondo la norma, il primo passo deve essere la comprensione dei loro «bisogni relazionali ed emozionali» per garantirgli il diritto alle pari opportunità di formazione e di istruzione. Innanzitutto deve essere individuato, riconosciuto come plusdotato dai suoi insegnanti ma anche dalla famiglia. È un passaggio fondamentale per far sì che il ragazzo sia consapevole delle sue capacità e non ne resti schiacciato: «Va sottolineato - spiega infatti il senatore Zanettin nel ddl - come molti studi abbiano dimostrato che il mancato riconoscimento precoce degli alunni con alto potenziale cognitivo possa causare misdiagnosi di disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, di depressione o di spettro autistico e come, talvolta, per cercare di curare una patologia in realtà inesistente si sia arrivati perfino alla somministrazione di farmaci». E allora, cosa si intende per alunno pludotato? Si intende «l’alunno che, nel corso degli studi, abbia manifestato o abbia la potenzialità di manifestare, in una o più aree, una maggiore e più veloce capacità di apprendimento e un precoce raggiungimento di livelli specifici di competenze e di conoscenze rispetto ai coetanei con un grado pari di scolarizzazione». Nel caso in cui la scuola e lo psicologo scolastico individuino un alunno con un presunto alto potenziale cognitivo, devono informare la famiglia dell’opportunità di procedere a uno specifico riconoscimento tramite neuropsichiatri infantili, psichiatri o psicologi con una formazione specifica in materia, nell’ambito del servizio sanitario nazionale. A quel punto l’alunno verrà seguito da un tutor a scuola, il “referente per l’alto potenziale cognitivo” che adotterà piani didattici personalizzati, che possono prevedere anche la frequenza di una classe superiore a quella in cui l’alunno è iscritto, per l’apprendimento di una o più discipline.
I PROGRAMMI
Altri Paesi europei già dispongono di una programmazione speciale per gli alunni plusdotati. Così anche gli Stati Uniti, mentre l’Italia resta indietro. Anche per questo potrebbe partire una sperimentazione di tre anni, come previsto da un altro ddl sui “baby-geni”a prima firma del senatore leghista Roberto Marti, in cui si propone per il primo anno un’attività di formazione rivolta ai docenti-tutor e nel biennio successivo si procederà con progetti ad hoc, compresi quelli di inclusione, e tutto sarà monitorato dal Ministero dell’Istruzione, tramite un Comitato tecnico-scientifico, con cui poi potrà relazione alle Camere i risultati portando una “mappa” dei piccoli geni nelle scuole.