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L’amico di famiglia è nella cameretta dei figli. Steso sul letto abbraccia la bimba e approfitta della sua innocenza per compiere atti sessuali.
La stanza è sorvegliata da una microcamera, il papà della piccola, che ha cinque anni, vede l’orrore in diretta sullo smartphone e irrompe in camera.
Lo sbatte fuori di casa, chiama i carabinieri e accompagna la figlia in ospedale, dove verrà visitata per confermare i contorni della violenza sessuale. Vengono escluse lesioni ma ad inchiodare il presunto orco sono quelle immagini consegnate agli investigatori dell’arma.
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Agli atti del fascicolo che fa finire in carcere un 44enne ternano in tempi da record, con la pesantissima accusa di violenza sessuale pluriaggravata, anche altre immagini che il papà della bimba ha conservato.
Risalgono al mese di luglio. In quei frame altri abusi sulla bimba, che sarebbero ancor più pesanti rispetto a quelli restituiti dalle immagini registrate la sera tra il 23 e il 24 dicembre.
Per l’operaio ternano, incensurato, collega di lavoro del papà della piccola, si aprono le porte del carcere.
Il suo avvocato, Marco Tudisco, in sede di interrogatorio di garanzia, prova a chiedere i domiciliari ma il pm Elena Neri si oppone e il giudice Barbara Di Giovannantonio conferma la cella. Ritiene che «un’altra misura non sia idonea a scongiurare il pericolo di reiterazione del reato per la gravità del reato contestato e per la rilevante pericolosità dell’indagato che, come prospettato nell’ordinanza di custodia cautelare, non è in grado di controllare i propri impulsi sessuali nei confronti di bambine in tenera età».
In mano agli investigatori tutti i supporti informatici prelevati a casa dell’operaio ternano, che ora sono passati al setaccio per verificare se contengano immagini di abusi sessuali sulla bimba o su altre minori in tenera età o a sfondo pedopornografico.
Le indagini sulla delicatissima vicenda, esplose a poche ore dal Natale nell’appartamento dove la bimba vive con i genitori e i fratelli, sono andate avanti in tempi rapidissimi.
Alla richiesta d’intervento del padre della bimba è seguito l’intervento dei carabinieri, che hanno acquisito le immagini della microcamera installata nella stanza da letto, le prime prove contro il presunto autore degli abusi.
Il fascicolo aperto dal pm, Elena Neri, in poche ore è diventato una richiesta d’arresto per l’operaio ternano, che da tempo frequentava assiduamente la famiglia della piccola. Immediata l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip, Barbara Di Giovannantonio che, in quattro pagine, riassume l’orrore.
Due episodi tra luglio e dicembre, entrambi raccontati dalle immagini consegnate dal papà agli investigatori.
A casa dell’operaio sono arrivati tre carabinieri a caccia di altre prove. Hanno cercato e poi sequestrato computer, pennette e smartphone del 44enne ternano prima di caricarlo sull’auto di servizio per portarlo in caserma.
Da lì il trasferimento nel carcere di Sabbione, in una sezione protetta destinata ai detenuti in cella per reati violenti sui minori.
Durante l’interrogatorio il 44enne ha provato a dire che le cose non sono andate così, che era il padrino di battesimo di uno dei bambini della coppia di amici, che i figli andavano spesso a casa sua e che suo padre lo chiamavano nonno.
Dichiarazioni che non hanno minimamente scalfito il quadro accusatorio messo insieme dagli investigatori dell’arma, sposato dal pm e dal giudice, che ieri ha confermato il carcere.
«Valuteremo l’impugnazione davanti agli organi competenti» dice l’avvocato Marco Tudisco.
La famiglia della piccola si è affidata a Francesco Mattiangeli: «Seguiamo con grande scrupolo la vicenda, particolarmente dolorosa per la famiglia, che va tutelata sia sul piano legale che su quello umano. Confidiamo nella giustizia».