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Bomba atomica, l'Aiea: «L'Iran non è lontana dal costruirla». Ecco il piano Usa che non piace a Teheran

2 settimane fa 4
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L'allarme è di Rafael Mariano Grossi, direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), in un'intervista a Le Monde: «L'Iran non è lontano dal potersi dotare dell'atomica. Se possiede materiale sufficiente per fabbricare non una ma diverse bombe, non dispone però ancora dell'arma nucleare - ha detto prima di arrivare a Teheran per discutere delle questioni in sospeso relative al programma nucleare iraniano -. È come un puzzle, hanno i pezzi e potrebbero eventualmente un giorno metterli insieme. Resta ancora strada da fare per arrivarci. Ma non sono lontani».

«Non basta dire alla comunità internazionale "non abbiamo l'arma nucleare" per essere creduti - ha rimarcato - È necessario poterlo verificare».

In vista del secondo round di colloqui, previsto per sabato prossimo a Roma, tra Iran e Stati Uniti con la mediazione dell'Oman, Grossi ha precisato che «noi non facciamo parte di questo dialogo bilaterale tra Araghchi (il ministro degli Esteri iraniano) e Witkoff (l'inviato di Trump), ma non siamo indifferenti».

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«Scorte uranio in Paese terzo». Il piano Usa che non piace a Teheran

Trasferire le scorte di uranio altamente arricchito in un Paese terzo. Come la Russia. Sarebbe questa la proposta degli Stati Uniti all'Iran. A scriverne è il Guardian, sottolineando come ci si aspetti la resistenza di Teheran. Domani il capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, dovrebbe volare a Mosca. Poi sabato a Roma è atteso un nuovo round di colloqui tra Iran e Stati Uniti con la mediazione dell'Oman. Il giornale britannico ha scritto della proposta che si inserisce nel quadro del lavoro di Washington per «ridimensionare il programma nucleare civile di Teheran» e impedire possa essere utilizzato per sviluppare armi nucleari. E che, si legge, è stata sollevata nei colloqui del 12 aprile a Muscat, in Oman, che si sono tenuti in forma indiretta, ma che hanno anche visto un breve contatto diretto tra Araghchi e l'inviato speciale di Trump, Steve Witkoff. Quest'ultimo sarà da oggi a venerdì a Parigi, con il Segretario di Stato Usa, Marco Rubio. In agenda a Parigi, ha scritto Politico, ci sarà anche l'Iran. Per Teheran, evidenzia il Guardian, le scorte devono rimanere nella Repubblica Islamica sotto la supervisione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Per la Repubblica Islamica si tratterebbe di avere una sorta di "precauzione" o "garanzia" in caso gli Stati Uniti in futuro decidano di ritirarsi dall'accordo, come nel 2018 fece Donald Trump uscendo dall'accordo internazionale sul nucleare iraniano (Jcpoa), raggiunto nel 2015 all'epoca dell'Amministrazione Obama. Dopo quel passo indietro degli Usa, l'Iran abbandonò i limiti che si era impegnato a rispettare nel suo programma nucleare.

«Non si negozia» sul diritto all'arricchimento, ha detto stamani Araghchi. Intanto a Teheran, contro cui Donald Trump ha più volte minacciato un intervento militare in assenza di accordo sul programma nucleare, aspettano di incontrare il direttore generale dell'Aiea, Rafael Mariano Grossi. E, in vista del nuovo round di colloqui con gli Usa, il presidente Masoud Pezeshkian ha detto che «i negoziati procedono in modo regolare». «Saremmo lieti se si arrivasse a un accordo», ha affermato in dichiarazioni rilanciate dall'agenzia iraniana Mehr. Nel frattempo ieri sera Pezeshkian ha accettato formalmente le dimissioni di uno dei suoi vice, che è stato uno dei protagonisti delle trattative che portarono all'accordo del 2015. Zarif, carismatico negoziatore iraniano, aveva presentato le dimissioni a marzo, a meno di sette mesi dalla nomina a vicepresidente per gli Affari strategici. Al suo posto Pezeshkian ha scelto Mohsen Ismaili.

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