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La prima volta che la norma è stata messa nero su bianco c’era ancora il Covid e Mario Draghi governava da Palazzo Chigi. Era il maggio del 2021, praticamente un’altra epoca. Sono passati quasi quattro anni da allora ma del bonus genitori separati, l’aiuto che doveva servire a dare un sollievo ai padri che non riescono a pagare l’assegno di mantenimento per i figli, ancora non c’è traccia.
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La norma
È una storia molto travagliata quella del bonus pensato in piena pandemia per i genitori divisi e in difficoltà economiche. Voluto soprattutto dalla Lega, con il leader Matteo Salvini in prima fila a rivendicarne la paternità, la norma la prima volta è stata scritta talmente male, era il maggio del 2021 e il veicolo era il decreto Sostegni con gli aiuti per la pandemia, che i tecnici l’hanno giudicata inapplicabile.
Il problema nasceva dal fatto che il testo approvato era discriminatorio perché parlava di separati o divorziati, senza far riferimento alle coppie di fatto. Inoltre rischiava di far arrivare il bonus al genitore e non direttamente ai figli che devono ricevere l’assegno di mantenimento. La formulazione dei requisiti riguardanti la riduzione del reddito era stata poi ritenuta troppo vaga e potenzialmente in grado di rendere molto vasta la platea dei possibili destinatari dei fondi.
Il contenuto era stato quindi riscritto e infilato nel decreto fiscale collegato alla manovra e approvato poi alla fine del 2021. Per distribuire materialmente l’aiuto serviva però ancora un decreto attuativo. Che doveva arrivare a stretto giro. Provvedimento che invece ha richiesto un’altra lunghissima gestazione. Una volta pubblicate anche le disposizioni attuative sono emersi altri problemi. Che non sono stati superati visto che l’assegno finora non è arrivato nelle tasche di chi ne aveva diritto.
I requisiti
C’era infatti da stabilire se i genitori che avevano fatto domanda (circa 6mila dopo le verifiche) rispettavano gli stringenti requisiti di reddito indicati. E qui è partito un lungo confronto fra il dipartimento della Famiglia della presidenza del Consiglio e l’Inps, che materialmente dovrà poi pagare. Ora, dopo i controlli, sembra che la distribuzione dei fondi sia in dirittura d’arrivo. Ma ci vorrà ancora un po’ di tempo, forse qualche altro mese. Anche se gli uffici del governo che stanno esaminando le domande assicurano che il bonus verrà presto distribuito.
«Il contributo - si legge nel testo della norma - spetta al genitore in stato di bisogno che deve provvedere al mantenimento proprio e dei figli minori, nonché dei figli maggiorenni portatori di handicap grave, conviventi, che non abbia ricevuto, del tutto o in parte, l’assegno di mantenimento a causa dell’inadempienza del genitore», dovuta all’emergenza Covid. Il reddito del richiedente deve essere «inferiore o uguale» a 8.174,00 euro. Per poter beneficiare dell’aiuto inoltre chi è tenuto a pagare gli alimenti deve aver «ridotto o sospeso la propria attività lavorativa nel periodo del Covid e il genitore che lo richiede non deve aver ricevuto l’assegno di mantenimento o averlo ricevuto solo in modo parziale nel periodo compreso tra l’8 marzo 2020 e il 31 marzo 2022». L’aiuto verrà corrisposto in una soluzione unica con un tetto di 800 euro mensili e per un massimo di un anno. Lo stanziamento è di 10 milioni di euro.
Il sostegno per i separati non è comunque l’unico dell’epoca Covid sparito dai radar. Non ha mai visto la luce, nonostante fosse stato inserito nel decreto ribattezzato Rilancio dell’estate 2020, nemmeno il bonus promesso dal governo dell’epoca per far viaggiare e visitare gratis i musei agli studenti per un mese. Lo stanziamento era di 10 milioni, ma anche quella norma era talmente vaga e potenzialmente molto costosa che è stata considerata inapplicabile. Per i padri separati invece, finalmente, l’assegno dovrebbe arrivare.