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Il pronto soccorso dell’ospedale di Copertino si svuota di medici e il primario del reparto è costretto a restare in corsia con una flebo al braccio, nonostante una diverticolite acuta (malattia gastrointestinale caratterizzata dall'infiammazione dei diverticoli) per non abbandonare i pazienti in cura.
Al “San Giuseppe” di Copertino, ospedale di base dell’Asl Lecce, crescono le preoccupazioni degli utenti e le fondamenta del sistema sanitario iniziano a traballare per la cronica carenza negli organici dei camici bianchi a fronte di una costante richiesta di assistenza sanitaria.
Lo scenario critico degli ospedali
Lo scenario critico di Copertino, già emerso in più ospedali della provincia e anche al “Dea-Fazzi” di Lecce, è stato segnalato alla direzione medica del presidio dal nipote di un’anziana donna, che dopo averla accompagnata in pronto soccorso alla vigilia dell’Epifania, ha assistito alle difficoltà degli operatori sanitari nel gestire i pazienti in arrivo e all’impossibilità di trovare un posto letto libero nei reparti di medicina o geriatria. Un ospedale sold-out, sovraccarico di accessi, ma privo di appeal verso i medici. Almeno questo, numeri alla mano, è il quadro che emerge: al “San Giuseppe” dal primo gennaio scorso i professionisti in servizio nel pronto soccorso sono soltanto 5 (tre con disponibilità a turnare anche la notte e due invece esonerati) rispetto agli 11 previsti nella pianta organica della Regione Puglia.
E così il caos, con i medici costretti a turni raddoppiati, senza ferie o riposi da oltre due mesi, e i ritardi che si registrano nell’accesso alle cure sembra riprodurre una situazione kafkiana, così come raccontato dal nipote dell’anziana donna. «Nei tre giorni in pronto soccorso di mia nonna - afferma l’uomo - ho assistito a delle scene surreali. Ogni turno ha un’attesa di oltre 20 pazienti, tra patologie croniche e traumi, che aspettano di essere visitati, a cui sia aggiunge il via vai di autoambulanze e l’attesa che si liberi un posto in reparto per i soggetti più gravi o fortunati». Criticità che inevitabilmente finiscono poi per riflettersi nelle sale dei codici rossi o sulla salute dei medici in servizio. «Non sempre le stanze dell’emergenza urgenza bastano per accogliere i pazienti - aggiunge l’uomo - purtroppo alcuni pazienti come mia nonna hanno trovato posto su una barella posizionata nel corridoio. Le cure dai parte dei sanitari per fortuna non sono mancate, ma è mortificante dover aspettare che si liberi un posto nei reparti per accedere al ricovero. Durante l’attesa, il primario, di turno nel reparto, con l’accesso venoso con ago a farfalla ancora inserito al braccio per aver fatto una flebo poco prima, provava a dare indicazioni agli infermieri e a parlare con i familiari dei pazienti». Per l’uomo sono trascorse così oltre 64 ore in pronto soccorso. «È stato difficile assistere e accettare un quadro del genere. Per fortuna mia nonna è stata curata e ieri mattina è stata dimessa direttamente dal pronto soccorso, potendo fare ritorno a casa».
E lo scenario delle carenze negli organici dei camici bianchi resta critico in tutta la provincia. Complessivamente nell’Asl Lecce mancano 40 medici di pronto soccorso sui 95 previsti dal piano regionale per una adeguata organizzazione dei sette reparti dell’emergenza-urgenza (Dea Lecce, Gallipoli, Scorrano, Casarano, Copertino, Galatina e Tricase).