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Illustrissimo Presidente della Repubblica, onorevole Sergio Mattarella,
Le scrivo a poco più di una settimana dalla conclusione della 35esima maratona di Fondazione Telethon dedicata a sostenere la ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare e dall’atto di nomina dei tre componenti dell’Autorità «Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità» firmato dai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati.
La ringrazio per aver accettato di interpretare nel cortometraggio “Una giornata pazzesca” della regista Francesca Archibugi, come attore se stesso, esaudendo il sogno della piccola Mavi, una bambina affetta da atrofia muscolare spinale, di diventare una famosa giornalista perché incontra e intervista proprio lei, esattamente lei.
Nel cercare le domande giuste, il fratellino di Mavi suggerisce di chiedere al Presidente della Repubblica cose del tipo: «Cosa può fare per i disabili?»; Mavi replica sorridendo: «Mica è Dio, mica mi può far camminare».
Ma l’interrogativo è corretto, valore autentico del ruolo di Garante della Costituzione che lei riveste e incarna.
Con la generosità di sempre, nella quotidianità della vita, tra il sorriso di due fratellini e di una madre e lo stupore di tutti per l’invito accolto dal Presidente.
Illustrissimo Presidente, nessuna donna è stata nominata nella Autorità «Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità».
Una assenza che non può essere ignorata. Una mancanza che ho ritenuto di non ignorare. Ho scelto di non ignorare il dettato dell’articolo 51 della Costituzione, secondo il quale non solo: «Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge», ma anche, a seguito della revisione costituzionale realizzata con la l. cost. n. 1/2003: «La Repubblica promuove, a tale fine, le pari opportunità tra donne e uomini».
Illustrissimo Presidente, una assenza che si aggiunge in questa particolare e delicata nomina, a quella della trasparenza dei procedimenti di selezione dei candidati: l’assenza della possibilità di esprimere una manifestazione di interesse, non contemplato un qualche procedimento di valutazione che avrebbe consentito di conoscere il merito dei possibili candidati.
Non si può, non si dovrebbe, dunque, in nome di una sorta di dominio riservato politico, tralasciare il dettato costituzionale dell’articolo 51.
La disabilità non è femmina.
Due uomini, i presidenti del Senato Ignazio La Russa e della Camera Lorenzo Fontana, nominano tre uomini alla guida dell’Autorità «Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità». E tralascio, Illustrissimo Presidente, che per la legge che la istituisce i membri del Collegio devono essere «di notoria indipendenza, specifica comprovata professionalità, competenza ed esperienza nel campo della tutela dei diritti umani e in materia di contrasto delle forme di discriminazione nei confronti delle persone con disabilità».
Mi scusi per le parole che potrebbero essere intese come uno sfogo, ma è probabilmente il semplice gesto di chi rivolgendosi al Presidente della Repubblica, sa di essere compresa e di rappresentare moltissime persone fragili, famiglie con disabilità.
Perché femmina o maschio: è diverso anche nella disabilità.
Le chiedo, come il fratellino di Mavi, ora Illustrissimo Presidente, «Cosa può fare per i disabili?».
Le porgo i migliori auguri di buon anno.