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È vero, Andrea Purgatori, era un malato oncologico, ma la causa della sua morte, il 19 luglio scorso, è da ricondurre ad un’endocardite batterica, un’infezione al cuore non riconosciuta. Inoltre nel suo cervello non sono state trovate metastasi, come invece hanno sempre sostenuto i dottori dell’équipe del professor Gualdi indagati per colpa medica.
Ecco i punti fermi emersi dalla superperizia ordinata dalla procura di Roma ed eseguita da due professori ordinari dell’Università Tor Vergata, Luigi Tonino Marsella, (Medicina legale) e Alessandro Mauriello (Anatomia patologica).
Nelle 115 pagine della perizia si evidenzia che «la causa terminale di morte è da ricondursi ad una insufficienza cardio-respiratoria in soggetto con endocardite trombotica delle valvole aortica e mitrale». Ma i professionisti che lo curavano, compreso il medico di base, Guido Laudani, che pure era un cardiologo, non se ne erano accorti. Laudani è indagato insieme al professor Gianfranco Gualdi, il dottor Claudio Di Biasi e la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo .
Gli ultimi tre erano convinti che, dopo il cancro ai polmoni, il noto giornalista e conduttore tv di La 7, avesse metastasi al cervello e per questo lo sottoposero a una massiccia radioterapia. Un altro specialista, il professor Alessandro Bozzao della casa di cura Villa Margherita, era invece convinto che non si trattasse di metastasi ma di ischemie. Dopo la denuncia dei familiari del giornalista, il pm Giorgio Orano e l’aggiunto Sergio Colaiocco hanno aperto un fascicolo e il 21 marzo hanno avviato l’incidente probatorio per cristallizzare non solo l’autopsia, ma anche i referti iniziali, in particolare le lastre sulla base delle quali sono state diagnosticate le metastasi al cervello.
La famiglia, assistita dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, ha sempre sostenuto che quella radioterapia al cervello non era necessaria e ha debilitato ulteriormente il giornalista e ora la super perizia dà loro ragione. Si legge infatti che «gli accertamenti istologici e di immunoistochimica hanno permesso di escludere con certezza la presenza di ripetizioni metastatiche a livello cerebrale sul reperto autoptico».
In merito al quesito sulla eventuale «colpa medica» sollecitato dalla procura, la super perizia intravede delle responsabilità e sottolinea come una tempestiva diagnosi sull’endocardite batterica avrebbe ritardato la morte del paziente. Sarebbe bastata «la somministrazione di un’adeguata terapia antibiotica». E ancora: «In merito alla sussistenza del nesso di causalità possiamo affermare che le condotte dei sanitari abbiano influito sul determinismo del decesso. In tal senso si rappresenta come una tempestiva diagnosi avrebbe con elevata probabilità logica concesso al Purgatorio di sopravvivere più a lungo fermo restando la gravità della malattia oncologica che avrebbe comunque determinato a distanza di tempo il decesso del paziente».
Quanto all’errore della diagnosi sulla presenza di metastasi nel cervello, i professori Marsella e Mauriello suggeriscono la consulenza di un neuroradiologo ma ribadiscono che la tesi delle metastasi cerebrali ha complicato il quadro. Essi infatti scrivono: «In merito alle condotte del professor Gialdi, del dottor Di Biaso e della dottoressa Colaiacono, rimettendo inevitabilmente la valutazione tecnica a uno specialista Neuroradiologo, riteniamo evidenziare che la refertazione dell’esame eseguito in data 8 maggio 2023 se ritenuta errata ha concorso al ritardo diagnostico e al decesso del Purgatori, avendo diagnosticato senza margini di dubbio le lesioni cerebrali riscontrate come metastasi, escludendo ipotesi alternative e indirizzando quindi tutto il successivo iter clinico».
La famiglia di Andrea Purgatori, attraverso gli avvocati Gentiloni Silveri, commenta: «Ringraziamo la procura per aver disposto la superperizia. Purtroppo ha dimostrato ciò che noi sostenevamo dall’inizio e cioè che la radioterapia al cervello è stata inefficace se non dannosa. Fondamentale il fatto che non abbiano visto l’infezione al cuore».