Dopo sei udienze la Corte d’appello di Milano ha respinto la richiesta di consegna all’Ungheria di Gabriele Marchesi. Il ventitreenne è accusato di aver partecipato con Ilaria Salis agli scontri del 10 febbraio 2023 a Budapest e di aver aggredito tre neonazisti durante le celebrazioni del giorno dell’onore, che ricorda la memoria dei soldati nazisti che, nel 1945, tentarono di rompere l’assedio dell’Armata Rossa e vennero uccisi in battaglia.
Con i suoi avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini, l’anarchico milanese, agli arresti domiciliari dal 21 novembre, si è sempre opposto alla consegna. E in base alla decisione quadro 829/09 del Consiglio europeo ha chiesto di poter affrontare il processo rimanendo ai domiciliari in Italia. Un’istanza rispedita al mittente dalle autorità ungheresi che hanno insistito per la carcerazione.
Budapest: Ilaria Salis entra di nuovo in aula con le catene
La decisione dei giudici milanesi è arrivata qualche ora dopo quella della collega József Sòs che ha respinto la richiesta di domiciliari per la trentanovenne insegnante milanese, oggi comparsa ancora una volta in aula con le manette ai polsi e le catene ai piedi.
Anche il sostituto procuratore generale di Milano Cuno Jakob Tarfusser ha ribadito davanti alla Corte della quinta sezione penale la necessità di non dare seguito all’istanza ungherese perché le «lesioni potenzialmente letali» contestate dalla procura di Budapest al ventitreenne «hanno generato solo 3-5 giorni di prognosi alle presunte vittime che in Italia sarebbero state considerate lievissime». Quindi, se è vero che il «principio di proporzionalità è onnicomprensivo e pervasivo» non si può che «respingere la richiesta di consegna, al di là della questione Salis. Quindici minuti di discussione in tutto in cui la difesa si è rifatta alle parole del magistrato.