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Anche il fiore all’occhiello del nostro campionato purtroppo ha fallito. L’Inter, la nostra ultima speranza di vedere una squadra italiana raggiungere la finale di Champions, è crollata con l’Atletico Madrid. Una caduta che ci ha lasciati stupefatti, perché fino alla partita di mercoledì sera contro i «materassai» era stata l’Inter dei sogni. Perfetta ed insuperabile in Serie A, bella e determinata in Champions. Senza errori, senza smagliature, forte fisicamente, mentalmente sgombra da paure: la si sarebbe potuta veramente definire una squadra perfetta. Ma questo è il calcio. Basta un attimo, qualche occasione mancata malamente, un Lautaro Martinez non certo nelle migliori condizioni, l’assenza del solito furore agonistico e di quella sana cattiveria, che tutto va a rotoli.
Tutto questo non toglie niente al valore della squadra e alla grande stagione dei giocatori e di Simone Inzaghi in panchina, ma ci lascia con l’amaro in bocca. L’impresa di dodici mesi fa - tre finaliste nelle tre coppe, derby in semifinale (Inter-Milan) e nei quarti (Milan-Napoli) di Champions - è già un ricordo, anche se abbiamo ancora quattro squadre che teoricamente potrebbero darci qualche soddisfazione. Milan, Roma, Atalanta e Fiorentina hanno il compito di tenere alto il nome del calcio italiano e noi sportivi attendiamo con grande speranza dopo la delusione Champions.
Al di là dei risultati, il calcio italiano non sta attraversando un momento felice: troppe strane situazioni vengono considerate delle sciocchezze o minimizzate, ma sono il segno di una brutta china. Assistiamo alla solita lotta infinita tra la Lega di A - sempre più arrogante nel chiedere - e la Figc che tenta in qualche modo di difendersi. Abbiamo una classe arbitrale non all’altezza della situazione perché stressata e compressa da regole che non hanno a che fare con il gioco del calcio e purtroppo lo sanno ma non possono riconoscerlo.
Ho visto dei gesti da parte di addetti ai lavori in queste ultime giornate che mi hanno lasciato allibito, che mai si dovrebbero vedere su un campo di calcio. Ma la leggerezza della giustizia sportiva nel condannare quei gesti è stata assolutamente inaccettabile. Non sono un moralista, ma Ivan Juric che fa il segno del taglio della gola è inqualificabile. Due giornate di squalifica. Per favore, giustizia sportiva, non è questo il modo di giudicare. Quattro giornate di squalifica a Roberto D’Aversa dopo quella testata deplorevole a Thomas Henry del Verona a fine partita.
Per favore, giustizia sportiva, idem. Il calcio italiano è fatto anche di presidenti come Aurelio De Laurentiis che si permette in maniera arrogante, maleducata e aggressiva di spingere via un giocatore dal microfono di un giornalista non amico e spintonare il cameraman, rischiando di farlo cadere. Ci mancava solo il caso Milan, a condimento di tutto il resto, per rallegrarci un po’. Una volta erano le curve a spaventarci, adesso...
Attendo con speranza e gioia la nostra Nazionale guidata da Spalletti, il quale da quando è arrivato mi sembra abbia riportato quei valori che mi ricordano una persona a me molto cara.