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Che cosa ha fatto esplodere Starship? Elon Musk spiega cos'è successo al razzo

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«C’erano state molte modifiche rispetto alla versione precedente. Ma questo incidente proprio non ce l’aspettavamo». È il commento di uno degli ingegneri di SpaceX, ancora piuttosto incredulo guardando mestamente le immagini dei detriti dell’astronave Starship, che corrono verso terra nel cielo terso sopra i Caraibi.

Ma cosa è successo all’astronave in versione V2, cioè quella migliorata e, teoricamente, potenziata della flotta di Starship?: «Ogni test di Starship è un piccolo passo verso Marte» – ricorda Elon Musk, che ribadisce: «I voli riprenderanno presto».

Anche perché è lo stesso Ceo di SpaceX a illustrare, dopo attente consultazioni con i tecnici e dopo aver visto più volte le immagini dell’astronave in volo, quelle che sono state le cause dell’esplosione in volo di Starship, 15 minuti dopo il decollo dalla base texana di Boca Chica. E dopo il perfetto e spettacolare volo del razzo Super Heavy, alto 72 metri, che ha invece effettuato un lancio e in seguito un rientro alla base, impeccabili.

Esplode la capsula Starship di SpaceX: i detriti che precipitano nel Golfo del Messico sembrano stelle cadenti

Ma i voli riprenderanno come da programma a fine febbraio? Difficile dirlo ora. Anche perché se si è capito cosa non ha funzionato, bisogna capire cosa ha causato il malfunzionamento a tutti i sei motori “Raptor” dell’astronave, alta 46 metri, che in questo volo avrebbe anche dovuto lanciare da un’apposita stiva (altra novità) dieci prototipi di nuovi satelliti della serie Starlink.

Ma facciamo un passo indietro. Dopo una serie di rinvii dal 10 gennaio, prima per ragioni meteo, e poi per imprecisate cause tecniche, Starship con il suo booster numero 14 decolla 37 minuti dopo l’orario previsto (le 23 ora italiana, le 16 ora locale). Tutto è perfetto, e il razzo con i suoi 33 motori Raptor a ossigeno e metano liquidi la rilascia con precisione assoluta a 2 minuti e 40 secondi dal distacco da terra. E con assoluta precisione il super razzo accende il motore per discendere verso terra fino a farsi “abbracciare” e recuperare dalla torre di lancio Mechazilla da cui era partito.

Fin qui tutto bene. L’astronave sarebbe dovuta andare nello spazio e poi rientrare in ammaraggio dopo un’ora e 6 minuti. Invece dopo 8 minuti da lancio, già dalle riprese video (30 telecamere poste su razzo e astronave in questo volo!), si nota un principio d’incendio sotto uno dei “flap”, le alette mobili dell’astronave.

Inizia a spegnersi un motore, poi un altro, poi un altro … tutti e sei. E l’astronave esplode dopo 15 minuti dal lancio: ancora non è noto se a causa dell’incendio scoppiato sopra i motori e quindi sotto i serbatoi interni, oppure se con radiocomando da terra, per evitare che l’astronave intera possa cascare in una zona di pericolo.

Le ragioni le ha indicate lo stesso Musk: «Vi è stata una perdita di propellente da uno dei serbatoi, che hanno causato l’incendio».

I motori Raptor di questa Starship erano stati a lori volta potenziati, con una pressione maggiore. Ma non è detto che questa sia stata la causa. Quasi certamente si è trattato di una rottura in uno dei serbatoi, più probabile a quello di ossigeno liquido, dato che è quello che si trova in basso, verso i motori, mentre quello di metano si trova al di sopra. Ma anche questo non è ancora sicuro, e la perdita potrebbe riguardare proprio il metano. Durante il test di accensione a terra, come da prassi, i motori Raptor avevano funzionato bene. In pratica, bisogna capire cosa ha causato la perdita. E così Starship potrà riprendere i suoi test spaziali.

Si lavora, quindi. L’astronave per il volo numero 8 era già pronta da tempo per un lancio a fine febbraio, che quasi certamente slitterà. Anche perché è la copia di quella persa ieri pomeriggio.

Questa Starship aveva presentato miglioramenti: dalla posizione e la dimensione delle ali di testa, rimpicciolite e spostate verso la prua, allo scudo termico, ora costituito da mattonelle anti termiche di ultima generazione. Altre modifiche hanno riguardato proprio il sistema di propulsione: è stata aumentata del 25 per cento la capacità di stoccaggio del propellente, il rivestimento sottovuoto delle linee di alimentazione e un nuovo sistema di alimentazione del carburante per i motori Raptor da usare nello spazio. Da qui bisogna ripartire per scoprire le cause del fallimento.

Inoltre, l’astronave era dotata anche di un computer di bordo più potente, antenne integrate che combinano i segnali di Starlink, costellazione che al momento vede operativi 6,900 mini satelliti in orbita terrestre, oltre a sistemi di navigazione satellitare e sistemi di comunicazione radio di riserva, sensori di navigazione inerziale riprogettati.

Per il test numero 8, che era previsto in marzo, si puntava con Starship a compiere almeno un’orbita completa attorno alla Terra, e lanciare i primi, veri e propri, Starlink di nuova generazione. Dopo il fallimento di ieri, il tutto verrà slittato perlomeno al volo successivo.

Va ricordato che le astronavi di questi primi test, sono una sorta di prototipo di quelle che poi, in via definitiva, dovranno portare sulla Luna gli astronauti del Programma Artemis, recuperandoli dalla stazione cislunare Gateway. Dove invece vi arriveranno con la navicella Orion realizzata dalla Nasa e dall’Esa europea. Che però, anch’essa soffre di problemi ancora non risolti (per il modulo di comando, parte Nasa), che hanno fatto slittare di un anno ulteriore i voli del ritorno con astronauti sulla Luna.

Che evidentemente deve ancora attendere il ritorno di rappresentanti del genere umano sulla sua superficie. Sempre se la Cina, che viaggia spedita a collaudare i propri razzi potenti Lunga Marcia 10 e 12, destinati proprio alle missioni lunari, non ci arrivi prima della data da tempo annunciata, entro il 2030.

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