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Dopo la sparatoria di Butler, Lara Trump, nuora dell'ex vicepresidente, ha pubblicato su Instagram un fotomontaggio con l'immagine di Gesù che poggia le mani sulle spalle di Trump per proteggerlo. Vicino ha accostato un versetto della Bibbia: «Non temete, perché io sono con voi». La sacerdotessa di questa nuova fase, messianico-profetica post attentato, di The Donald è lei: Lara Trump, la moglie del terzogenito Eric e - nientemeno - capa del Gop, il glorioso partito repubblicano che il tycoon ha colonizzato al punto di cambiarne connotati e la visione. Sentite come predica Lara: «Non si tratta più di repubblicani contro democratici, di sinistra contro destra. Si tratta di bene contro male».
È a questa 41enne che bisogna guardare per capire dove va il partito e quale forma sta assumendo. «È in ascesa!», l'ha benedetta in pubblico Trump in persona durante un comizio a Doral, in Florida, la scorsa settimana, elogiandola come «capo del Partito Repubblicano». Lara Lea Yunaska Trump è originaria del Nord Carolina, è un ex personal trainer e collaboratrice della tv ultraconservatrice Fox News. Durante gli eventi MAGA è abbastanza riconoscibile: alta e bionda, abiti attillati e scarpe con i tacchi alti firmate. La descrivono come molto simpatica e affabile, intercettata dai cronisti durante i tanti appuntamenti elettorali repubblicani è stata persino notata mentre era intenta in una imitazione di Trumo quando le ha chiesto di lavorare per lui: «Tesoro, abbiamo bisogno di te. Abbiamo bisogno di te, sai, tutti vogliono questo lavoro. Se non lo vuoi, però, non voglio farti pressioni, ma sei l'unica che potrebbe farlo».
Chi è Lara Trump, la co-presidente del Partito Repubblicano
«A volte, le uniche persone di cui ci si può fidare sono i familiari», ha scandito la vestale del trumpismo in un'intervista al Washington Post dello scorso 5 luglio. E lei è stata il primo membro della famiglia Trump a parlare dopo l'attentato fallito in Pennsylvania. Una che fonde in un impasto molto disinvolto partito e famiglia, una che aveva avanzato con grande naturalezza l'idea che gli elettori repubblicani avrebbero potuto e voluto che il Comitato nazionale Repubblicano contribuisse a pagare le spese legali di Trump. Intanto è diventata co-presidente del partito, un ruolo di vertice, importante per la raccolta fondi (ha racimolato più di 280 milioni di dollari) e per manovrare il partito, un po' «come un miglior attore non protagonista o un vicepresidente», ha sintetizzato Sean Spicer, che ha trascorso sei anni come collaboratore senior del RNC prima di diventare l'addetto stampa di Trump.
Lara si è candidata (senza opposizione) a marzo a Houston e ha vinto (senza voti contrari). Beth Bloch, membro del comitato della Virginia Occidentale che l'ha nominata, ha messo in guardia i suoi colleghi repubblicani dal sopravvalutare i titoli e l'esperienza. «Dio non chiama i qualificati. Egli qualifica i chiamati. Lara Trump è l'incarnazione di questa verità», ha detto Bloch al Wp.
Lara Trump, dalla carriera di cheerleader alla pasticceria
Lara Yunaska è cresciuta a Wrightsville Beach, Nord Carolina, una comunità balneare sulla costa sud-orientale dello Stato, da genitori conservatori non praticanti. È stata una cheerleader al liceo e alla North Carolina State University, dove ha studiato comunicazione e aspirava a diventare una giornalista sportiva.
Ha fatto la modella durante l'università, ha vinto diversi concorsi in bikini. Nel 2005 si è trasferita a New York per frequentare una scuola di pasticceria e per un breve periodo ha gestito una propria attività di decorazione di torte. Ha conosciuto Eric Trump in un bar di Manhattan nel marzo 2008. È stata attratta da lui non per il suo cognome - che sostiene di non aver conosciuto all'epoca - ma per la sua altezza: 1,85. Con lui inizia una vita dorata, puntualmente documentata su Instagram: la vista su Central Park dall'appartamento del Trump Parc East. I fine settimana a giocare a golf al Trump National Golf Club Westchester. Le vacabzr a Mar-a-lago, dove la coppia si è sposata nel 2014. Hanno due figli di 4 e 6 anni.
Quando Trump ha lanciato la sua campagna nel giugno 2015, Lara non aveva il posto centrale che occupa oggi. Suo suocero ha riconosciuto per la prima volta il suo potenziale politico, scrive il Wp, quando ha colto un'intervista che lei aveva rilasciato nell'autunno del 2016. In autunno ha tenuto un comizio con Trump nel suo Stato natale, la Carolina del Nord. È andato bene; dopo, Trump si è rivolto a lei e le ha detto: «Bene, tu sarai a capo di questo Stato. Lo vincerai per noi». Nelle ultime settimane della campagna elettorale, ha guidato un tour in autobus “Donne per Trump” con l'obiettivo di attenuare l'immagine misogina di Trump. Al punto che lui non la considera più solo la biondissima moglie del figlio Eric.
Lara occupa il vuoto lasciato da Ivanka e Melania
Le imprese di Trump - che siano immobiliari, televisive o politiche - sono sempre affari di famiglia. Ivanka è stata il volto della nuova generazione Trump quando suo padre si è candidato alla presidenza. È stata lei a presentarlo quando è sceso dalla scala mobile dorata della Trump Tower nel giugno 2015. Ma Ivanka si è allontanata da gran parte della campagna per il 2024, così come l'ex first lady Melania Trump, che non si è quasi mai fatta vedere in pubblico, tanto meno sul sentiero della campagna. Sono in conflitto? Lara definisce sua suocera «un'elegante, incredibile first lady» e sua cognata «una delle persone più intelligenti che abbia mai conosciuto». Sono dei modelli, cioè sono delle Trump o donne che sono riuscite a entrare nel clan. Come quando durante una puntata del suo podcast "The Right View" ("right" in inglese vuol dire sia "destra" che "esatto", "view" è "visione") ha raccontato che all'inizio del suo corteggiamento con Eric, si era chiesta se dovesse essere più simile a loro: «Mi comporto come Ivanka? Mi comporto come Melania?». Una donna con grandi capacità di mimesi mentre si guarda allo specchio del suo ascensore sociale.
«È buffo, perché mi vedevo molto come un'estranea quando sono entrata in famiglia», ha detto Lara al Post. «L'ironia è che ora siamo le due persone che fanno politica in famiglia: io e mio suocero». Buffo ma, perfettamente riuscito.