Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Controlli incrociati e allarmi sugli hacker: lo scudo del governo contro le cyber-spie

10 mesi fa 46
ARTICLE AD BOX

ROMA. Non manca davvero nessuno al gran ballo degli hacker, degli inventori di falsi account, dei ladri di dati sensibili. Pochi giorni fa, il profilo Instagram di Giorgia Meloni è stato violato. Pare sia stato un gioco da ragazzi. E non è normale tanta disattenzione di palazzo Chigi ad un social che è così importante per comunicare con il mondo. Perciò si fa sentire Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato e componente del Copasir: «Quanto accaduto desta serie preoccupazioni circa la penetrabilità e la sicurezza dei profili social della Presidente del Consiglio». Già, perché se vi fosse stato un attacco hacker maggiormente avanzato, ci sarebbe stato un «indubbio pregiudizio sul piano della sicurezza nazionale».

Il problema è che in Italia si continua a sottovalutare una minaccia che è sempre più seria. Lo sa bene Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza con delega ai servizi segreti e alla cybersicurezza. «Occorre – ha detto ieri all’inaugurazione dell’Ibm Cyber Academy di Roma – fare un salto di qualità nell’attenzione che, dobbiamo riconoscerlo, a livello istituzionale non è ancora adeguata. C’è troppa sommarietà e scarsa consapevolezza della natura devastante di questi attacchi».

Da mercoledì scorso, dopo una riunione allargata a palazzo Chigi, qualcosa è successo. Sono state cambiate alcune procedure per salvaguardare le banche dati: controlli incrociati a campione, tracciabilità degli accessi, definizione delle responsabilità, alert che scattano. È in arrivo, poi, una stretta sulle sanzioni attraverso un ddl su cui il governo ieri ha chiesto la procedura d’urgenza. Non sono escluse anche proposte aggiuntive dell’ultima ora. «C’è un approfondimento in corso».

Da una parte, insomma, in Italia ci sono istituzioni a tutti i livelli che continuano a sottovalutare il pericolo. Dall’altra, causa anche i conflitti in corso, gli attacchi hacker si moltiplicano. Per questo motivo, il ddl governativo innalza severamente le pene per chi commette reati informatici e introduce sanzioni per chi non appresta le necessarie difese informatiche. Dice Mantovano: «Se si individuano procedure più chiare, responsabilità in caso di inottemperanza, e sanzioni che colpiscono il portafoglio, tutto ciò può contribuire ad elevare l’attenzione».

Ci sarà anche un aumento vertiginoso di pena per i dipendenti infedeli dello Stato, quei ladri di informazioni che finora non erano quasi sanzionati. Perché «il mercato continua», come ha detto il superprocuratore nazionale Giovanni Melillo. Grazie a uno scoop del giornale Today.it, infatti, sappiamo che è all’opera un gruppo di «investigatori privati», ex militari e ex agenti delle forze di polizia, che trafugano dati a piene mani grazie a complicità interne: informazioni riservate che riguardano il mondo dell’economia e della finanza, e che finiscono a una seconda agenzia privata di Parigi che ha commissionato i dossier sui nostri imprenditori.

La notizia ha allarmato ulteriormente il Copasir, dove più di un membro si interroga su quanto sia grave il colabrodo italiano e quanti altri episodi simili verranno fuori. Dato che i dati sensibili finirebbero in mani straniere, si è mosso anche l’Aise, il servizio segreto che si occupa di estero. Dai primi accertamenti non ci sarebbero pericoli per la sicurezza nazionale, ma è quantomeno spiacevole un caso così clamoroso di spionaggio industrial-finanziario. Sono stati mobilitati anche i servizi segreti francesi, ma nulla ne sanno.

«Sono assolutamente convinta – dice quindi Giorgia Meloni – che conosciamo la punta di un iceberg. Più che preoccupata, sono molto indignata di qualcosa che aleggiava. Abbiamo visto particolarmente in quest’anno le cose a orologeria, le paginate: penso che bisogna andare fino in fondo, penso che la questione sia molto più ampia, penso che ci siano gruppi di potere che hanno utilizzato le informazioni riservate per fare gli interessi propri». Più che una regia politica, sta emergendo la disinvoltura di non precisati «gruppi di potere». E Meloni conclude: «Bisogna tirare fuori tutti i responsabili e soprattutto i loro mandanti».

Leggi tutto l articolo