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"Cosa non devo dimenticare": le parole di Sinner diventano un caso, risponde a Kalinskaya?

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 Qualcuno l'ha letto come un semplice sfogo. Altri come risposta sibillina alla sua ex Anna Kalinskaya. Sta di fatto che la parole di Jannik Sinner sono diventate un piccolo caso sui social.

"Non sono perfetto - ha detto l'azzurro numero 1 al mondo subito dopo aver battuto l'americano Ben Shelton in semifinale agli Australian Open -. Ho solo 23 anni, tante cose da imparare. Devo riuscire a equilibrare meglio il mio lavoro con la vita privata. Non dimenticare che ho bisogno di tempo anche per stare con le persone care, parlare di altre cose".

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Frasi, riportate da Repubblica, che lasciano comprendere anche lo stato di forma psico-fisica di Jannik. L'altoatesino non è sembrato brillantissimo in nessuna delle partite vinte fin qui, a partire dalla sofferenza inattesa contro il carneade Schoolkate al secondo turno, capace di interrompere la serie quasi infinita di set vinti dall'italiano. Eppure, il rosso di San Candido ha battuto tutti, ancora una volta, ed è tornato in finale a Melbourne come un anno fa, quando vinse. Domenica se la vedrà contro Sascha Zverev, numero 2 al mondo. Per Adriano Panatta, Jannik ha battuto Shelton giocando "soltanto" al 60% del suo potenziale. Questo è un segno di forza, certo, ma anche un piccolo campanello d'allarme. 

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Sinner ha sofferto più di quanto ci avesse abituato a fare nel 2024. Forse perché tutti contro di lui giocano alla morte, ora. Ed è naturale. O forse, ed è altrettanto naturale, perché sulle sue spalle ora ci sono pressioni e aspettative enormi dal punto di vista tecnico e dal punto di vista economico. E poi, appunto, la sfera privata. 

La vicenda doping, con la sentenza Clostebol del Tas di Losanna attesa per aprile, è una spada di Damocle che molti fanno ancora finta di non considerare come "fattore" sul rendimento di Sinner e sulla sua tenuta psicologica. E poi la crisi e la fine della relazione con la Kalinskaya. Non è solo gossip buono da rotocalchi e social, è un pezzo di vita sentimentale che si chiude e a 23 anni incide eccome sulla concentrazione e sul rendimento di uno sportivo.

"Alla fine siamo atleti che fanno tanti sacrifici e lavorano duro, ci svegliamo la mattina con un obiettivo preciso, ma non dobbiamo dimenticarci della vita privata, della famiglia, degli affetti, delle amicizie - riflette Sinner -. L’anno scorso è stato difficile, facevo fatica a trovare un bilanciamento con quelle cose che mi sono successe. Adesso lo voglio fare un po’ meglio. Tra un po’, il problema grande se ne andrà e sarà tutto più facile".

Resterà poi la grande incognita dell'allenatore. Darren Cahill lo lascerà a fine anno e anche se Jannik minimizza ("Lo aveva già anticipato, prendo decisioni difficili da quando ho 13 anni") anche questo è un fattore pesantissimo. Ecco perché, nonostante tutte queste ombre e il fatto che i rivali lavorino solo e soltanto per buttarlo giù dal trono, il rendimento del fenomeno altoatesino va valutato per quello che è: qualcosa di miracoloso, o giù di lì. 

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