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“Da Napoli all’India è la musica che abbatte tutte le frontiere”

7 mesi fa 35
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Cantare Napoli sovvertendo tutti gli stereotipi e i luoghi comuni. Suonare la musica del Sud studiando e ricercando ma mai con un approccio da museo. Da sempre è stato questo l’obiettivo di Eugenio Bennato. Prima con la celebrata Nuova Compagnia di Canto Popolare, poi con Musicanova, poi in una carriera che prosegue e che sta per dare alle stampe un nuovo disco. Racconta Eugenio: «Io ho iniziato ad appassionarmi di musica da ragazzo, conoscevo il rock, la musica leggera, il gospel, le forme di musica afroamericana. Partimmo poi però da un’intuizione che fu ricca per il futuro: andammo nelle campagne del sud a recuperare gli strumenti e le radici della musica popolare. Ma non c’è mai stato il gusto della ricerca museale».

La prima svolta? «Nasce a Napoli alla fine del liceo e nei primi anni di Università. Con i miei compagni decidemmo di fondare la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Un’intuizione audace». Controcorrente anche per la giovane età: «Le ragazze, a noi che suonavamo mandoloncelli e tamburelli, non pensavano: andavano con i rockettari». Arriva subito però una grande occasione: «Quell’intuizione raccolse l’interesse di personaggi importanti come Eduardo De Filippo, che ci portò nel suo teatro e ci introdusse al Festiva dei Due Mondi di Spoleto: in quegli anni era il non plus ultra dei percorsi artistici».

I primi successi al Nord: zPerché quel che facevamo non è mai stato pensato come un fenomeno provinciale. La prima approvazione la ricevemmo a Milano al Teatro Uomo, a Torino, al Festival di Chieri. Arrivava un’immagine nuova del Sud, non stereotipata nelle forme del folclore per i turisti americani e degli alberghi di Sorrento. Anzi, l’opposto, musica trasgressiva che non concedeva nulla al gusto corrente».

In quella scuola di artisti emergenti c’era anche suo fratello Edoardo. La domanda è spontanea: com’è stato il rapporto tra di voi? La sua canzone Rinnegato era dedicata a lei… Eugenio sorride: «Sì, era dedicata a me. Edoardo ha sempre avuto questa forza sferzante dell’ironia. Io spesso gli ho dato una mano con i pareri, ho sempre condiviso quello che ha fatto. Perché, in un ambito diverso, ha portato avanti una sua rivoluzione contro la musica leggera stereotipata». Ci sono state anche collaborazioni musicali: «Abbiamo scritto cose insieme, abbiamo realizzato la colonna sonora del film d’animazione Totò Sapore e la magica storia della pizza e ci siamo spartiti il territorio. Era una favola ambientata nella Napoli del Settecento, la parte rock era affidata a Edoardo, la parte Settecento a me. Non ci siamo mai pestati i piedi».

Oggi Eugenio continua a portare la sua musica in tutto il mondo. «Io voglio dare un senso contemporaneo a quello che scrivo. Una storia del presente. Uno degli ultimi brani l’ho scritto al ritorno da un viaggio in India, per fare concerti. A Nuova Delhi ho ospitato una band di musica indiana. Mi sono incontrato con questi ragazzi alla mattina, la sera ci sarebbe stato il concerto». E subito c’è il miracolo della musica: «Cinque minuti suonavamo già insieme con le tablas, i sitar, le loro percussioni. La mattina dopo eravamo in sala di registrazione. Sono tornato con dei file audio che ho inserito in questo brano che avevo già scritto e che ho intitolato Musica del Mondo. Sarà uno dei brani del nuovo album e rappresenta la capacità della musica di abbattere le frontiere e di stimolare un dialogo immediato».

Dopo la Nuova Compagnia di Canto Popolare arrivano nuove esperienze. «Con MusicaNova dalla Calabria al Gargano al Salento. Formule musicali che oggi corrispondono di più al gusto della gente perché c’è un percorso che le ha svelate. Ha creato proseliti. Ero a Bologna, al Mercato Sonato. C’erano più di 2 mila persone per il mio concerto, preceduto da un’esibizione della scuola Taranta Power che fondammo nel 2001. È stato un successo e ho capito che un percorso l’abbiamo fatto e sta lasciando un segno». Anche oltreoceano: «A San Francisco e avreste dovuto vedere, a metà concerto, lo scatto delle tarantate: ragazze americane appassionate di taranta che si sono alzate dalle sedie e a battere il ritmo».

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