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Dal caos del campo largo spunta Marrese, il rebus Azione

9 mesi fa 26
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Il terzo nome è quello che mette d'accordo tutti. Dopo ore e ore di riunioni telefoniche fra Potenza e Roma, con momenti quasi da psicodramma politico, il campo largo prima ha definito il proprio perimetro - con Pd, M5s, Avs, Psi, +Europa - poi è arrivato all'intesa sul nome da schierare alle Regionali in Basilicata fra poco più di un mese: Piero Marrese, sindaco dem di Montalbano Jonico e presidente della Provincia di Matera.

Ma restano ancora dubbi da sciogliere: ad esempio la posizione di Azione, che potrebbe sostenere il candidato di centrodestra, il governatore uscente Vito Bardi, come ha già fatto Italia viva; o il ruolo di Angelo Chiorazzo, l'imprenditore della sanità, che era stato proposto dal Pd e stoppato dal M5s, costringendo a virare sul chirurgo Domenico Lacerenza, rimasto in corsa solo 72 prima di fare un passo indietro. Senza tralasciare le scorie che questo travagliato processo decisionale potrà lasciare all'interno soprattutto del Pd.

La soluzione Marrese - classe 1980, eletto alla guida della Provincia a fine 2022 come unico candidato - è stata messa sul tavolo della coalizione in mattinata, dopo trattative proseguite per tutta la notte, e ufficializzata poi solo in serata. Con la precisazione che "la proposta resta aperta ad altre forze civiche dello stesso campo che vorranno aderire". In mezzo a questa complicata giornata, la denuncia di Carlo Calenda, "sconcertato" perché le sue telefonate a Elly Schlein non hanno trovato risposta. E un tentativo da parte dei dem di allargare la coalizione ad Azione, frenato dal Movimento.

Per ore, anche dopo l'ufficializzazione della candidatura di Marrese, è rimasta riunita la direzione regionale di Azione, a cui il leader ha delegato la scelta - ancora tenuta coperta - su quale coalizione appoggiare. "Calenda ha variamente dipinto la posizione di Azione. È difficile riuscire a capire esattamente quali saranno le sue valutazioni finali, ma dal tavolo sono andati via loro. Adesso dobbiamo andare avanti con chi c'è - dice il responsabile Organizzazione del Pd, Igor Taruffi -. Noi abbiamo interloquito con tutti. Questo è al momento il punto di caduta più ampio".

"Se Azione e Iv decidono di sostenere Bardi e Cirio è una scelta che accogliamo con favore", commenta il segretario di FI Antonio Tajani. E Mattero Renzi affonda il dito nella piaga del suo ex partito: "Il Pd non è più quello di prima, prima faceva le primarie ora sceglie un primario, sono al quinto candidato. La nuova leadership dem non fa le primarie e non punta ai voti ma ai veti: auguri, va bene così, secondo me vince Bardi".

"Le vicende comunali e regionali sono sempre condizionate da accordi locali e storie diverse - è la tesi del capogruppo dem al Senato Francesco Boccia -. Il Pd è il primo partito della coalizione e ha la responsabilità di agire sempre per l'unità.
Chi è contro l'unità del centrosinistra ne risponderà davanti agli elettori nelle prossime elezioni europee". Eppure nel centrosinistra, è diffusa l'idea che se si è arrivati allo stallo lucano di questi giorni è anche per qualche mossa a vuoto delle scorse settimane. Molti pensano in particolare al potentino ex ministro Roberto Speranza.

Se in Basilicata è stato costruito a fatica, in Piemonte il campo largo sembra non avere futuro. "Adesso che il Pd ha il suo nome, crediamo non ci sia più motivo di incontrarci", la presa di posizione del M5s piemontese, che declina l'invito della candidata del Pd Gianna Pentenero. Un nome su cui si riscontrano dubbi anche nel Pd. Soprattutto fra chi sperava in un progetto che coinvolgesse Sergio Chiamparino e il M5s. Fra i dem per ora si evitano polemiche interne esplicite. Ma molti sono pronti a mettere in discussione il metodo fin qui scelto per i candidati alle elezioni locali. Bisogna ascoltare i territori, è una delle osservazioni che si sentono nel partito in queste ore, senza ripetere errori come quello commesso alle suppletive a Monza per il posto al Senato dopo la morte di Silvio Berlusconi. E bisogna continuare l'opera di cucitura, per intercettare il mondo moderato. D'altro canto, si osserva ancora fra i dem, alcune forze nel centrosinistra pensano al proprio posizionamento senza garantire i voti dei propri elettori. 
   

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