La sanzione richiesta è la più grave prevista in una fase cautelare e cioè nel momento in cui non vi è ancora una pronuncia di condanna (tutt’altro che scontata) a carico di un indagato. Ma la procura generale di Cassazione – competente sui profili disciplinari dei magistrati – ha chiesto al Csm la “sospensione” dalle funzioni del pm di Torino Enzo Bucarelli indagato dalla procura meneghina per depistaggio e frode processuale. Il capo di incolpazione formulato dai magistrati romani è stato redatto nei giorni scorsi dopo che gli inquirenti di Milano (competenti su presunti reati commessi dai colleghi di Torino) hanno chiuso le indagini sul magistrato in forza alla procura del capoluogo piemontese. Se ne discuterà all’inizio della prossima settimana.
La vicenda del revenge porn di Dumba Seck
Il presunto illecito contestato a Bucarelli è considerato “funzionale” cioè commesso nell’esercizio delle sue funzioni di magistrato inquirente ed è collegato alla vicenda di revenge porn che ha visto come protagonista il giocatore Demba Seck di proprietà della società Torino Calcio del presidente Urbano Cairo (ora in prestito al Frosinone). La prima segnalazione all’organo disciplinare del Csm è stata inviata quest’estate dall’allora Procuratore Generale di Torino Francesco Saluzzo (da novembre in pensione). A Roma hanno atteso che a Bucarelli venisse notificato l’avviso di conclusione indagini e hanno proceduto con l’istanza. Un fatto con pochi precedenti.
Le accuse al pm
Secondo gli inquirenti lombardi Bucarelli, pm noto a Torino e autore di rilevanti indagini (su tutte quella che ha portato all’individuazione dell’assassino del giovane Stefano Leo ucciso ai Murazzi nel 2019) avrebbe cercato di influenzare il procedimento penale con una serie di irregolarità durante le fasi della perquisizione al calciatore che sarebbe stato avvertito di quanto stava per accadere facendosi trovare all’arrivo dei militari in compagnia dei suoi avvocati. Avrebbe, ancora il pm, fatto cancellare i filmati dal cellulare e dalla cronologia delle chat davanti a due uomini della polizia giudiziaria, agli agenti del calciatore e al suo legale. In più – e questo rilievo è mosso solo sul fronte disciplinare, non penale – Bucarelli avrebbe indotto con l’inganno la parte offesa ad accettare una transazione (poi quantificata in soli 13.500 euro). L’indagine si è conclusa, come chiesto dallo stesso magistrato, con l’archiviazione.
La linea di difesa
«Tengo ad affermare con forza - spiega l’avvocato Michele Galasso legale di Bucarelli - l’assoluta innocenza – rispetto ai gravi fatti contestatigli – di un magistrato che ha sempre onorato il suo ruolo e la sua funzione, così come in tale vicenda. Non si può ignorare, come fatto sino ad oggi, che egli, “prima” di disporre la cancellazione della trasmissione dei video intimi a terzi da parte del calciatore, si è premurato - aggiunge il legale - di cristallizzarne la prova in un verbale fidefacente: grazie a tale passaggio, infatti, l’ipotesi di reato tentato di revenge porn è diventata l’accertamento di un reato consumato».
Ancora: «Se poi si vuol discettare sul diverso valore probatorio tra una copia forense e un verbale fidefacente sottoscritto da un magistrato e due militari, lo si può anche fare: ma non si può parlare – a mio avviso – né di cancellazione di prova del reato, che invece risulta cristallizzata in atti, né di depistaggio. Anche per tale ragione - conclude - la richiesta cautelare di sospensione dal ruolo e dalle funzioni del mio assistito mi pare, oltre che ingiusta, del tutto sproporzionata alla condotta trasparente da egli indubbiamente tenuta. Il dottor Bucarelli esclude poi categoricamente di aver ingannato la persona offesa: si tratta del frutto di documentale malinteso le cui ragioni saranno ampiamente esposte al Csm».