"Premesso che tutto quello che è avvenuto con le manifestazioni in questi mesi laceranti, con le manifestazioni di odio e ribaltamento e distorsione dei termini ci porterebbe a pensare di non partecipare a nulla, non possiamo lasciarci andare alla istintività": cosi la presidente della Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ai microfoni di Radio Radicale.
"Bisogna essere pragmatici e razionali, non ci si può sottrarre alla presenza ed è una linea condivisa con le comunità ebraiche italiane", prosegue la Di Segni.
"Da noi in Italia, rispetto ad altre nazioni, le istituzioni più alte promuovono e partecipano ad iniziative elevatissime, come quella del Quirinale con il Presidente Mattarella", evidenzia la presidente. "La linea quindi è quella di partecipare a momenti alti e ci si accerta che forme e contenuti siano focalizzati sulla Giornata della Memoria della Shoah e non su altro, temi che non hanno nulla a che fare con lo sterminio ebraico e che invece evidenzino le responsabilità italiane rispetto a quanto avvenne in quegli anni".
"Quindi - la presidente delle Comunità ebraiche italiane - parteciperemo e saremo presenti in maniera rispettosa del tema della giornata, ma non saremo presenti ad alcune manifestazioni, mi dispiace sottolinearlo, come quelle dell'Anpi dove in molte sezioni, per fortuna non in tutte, nel tono generale la narrativa è distorta. Diventa quindi irricevibile un invito di questa associazione per come si comporta rispetto a Israele e alla questione mediorientale".
Il chiarimento della Di Segni arriva dopo le polemiche sollevate dalle dichiarazione del direttore del Museo della Brigata ebraica, Davide Romano, che al Corriere della Sera ha dichiarato: "Da oggi non prenderò parte a eventi legati alla Giornata della Memoria per lanciare un allarme".
Romano ha spiegato così i motivi della sua presa di posizione: "La ricorrenza del 27 gennaio nasce per ricordare l'orrore nazifascista e l'antisemitismo, ma oggi vedo nella società italiana e in alcune istituzioni muoversi un odio antiebraico che arriva a strizzare l'occhio a regimi totalitari come Iran e Hamas pur di criticare gli ebrei e Israele. Se diventa problematico partecipare con le insegne della Brigata ebraica al Giorno della Memoria o al 25 Aprile, è chiaro che anche dalla società italiana sta nascendo qualcosa di inquietante".
La preoccupazione riguarda tutti gli appuntamenti culturali della Brigata: "Dalla nostra bandiera deriva quella di Israele - afferma Romano -, oggi come oggi non è facile usarla. Per ogni evento che organizziamo dobbiamo avvertire la Digos. Non ci sono più le condizioni per un'attività culturale serena".
Quindi la decisione di fermarsi come "grido di allarme: la società civile dovrebbe avere una maggiore attenzione al tema dell'antisemitismo a 360 gradi. C'è molta sensibilità su quello che proviene dall'estrema destra, ma disattenzione da quello che viene dall'estremismo di sinistra o dal mondo islamico". La Brigata storicamente ha buoni rapporti con la moschea di via Meda "ma con altre realtà - conclude - ultimamente è impossibile il dialogo, con la guerra Israele-Hamas".
A Romano si è poi unita la Comunità ebraica di Milano, che ha dichiarato che non parteciperà all'incontro con gli studenti organizzato dall'Anpi e dall'Aned per lunedì prossimo, Giorno della Memoria, a Palazzo Marino, sede del Comune.
"La Comunità ebraica attribuisce un ruolo fondamentale e irrinunciabile alla sensibilizzazione delle nuove generazioni sul tema della Shoah e dell'antisemitismo - spiega una nota - , ma ritiene che non ci sia il clima adatto per partecipare a un'iniziativa di questo tipo".
"Il dialogo con le giovani generazioni necessità di condivisione e serenità, condizioni che sono venute a mancare nell'evento dell'anno scorso - conclude la nota -, così come in altre occasioni a causa di una eccessiva politicizzazione di alcune associazioni promotrici".
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