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Disabili, quella “rivoluzione” senza risorse

8 ore fa 1
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Che’perder tempo a chi più sa più spiace
(Purgatorio III).

Forse scomodare Dante per parlare della proroga della sperimentazione della «rivoluzionaria» (cit. ministra Locatelli) riforma della disabilità è eccessivo.

I fatti sono questi: la ministra della Lega risulta da tempo impegnatissima nel varo di disposizioni a favore della mototerapia, nella creazione del garante nazionale della disabilità con allegati oneri per le finanze statali e in solenni inaugurazioni di giochi invernali e convegni che ripetono ossessivamente quanto la disabilità e i disabili debbano essere considerati un opportunità e una responsabilità per tutti. Ma, terribile congiunzione avversativa, ha candidamente deciso con il decreto Milleproroghe che la riforma epocale, quella che definirà un progetto di vita per ogni disabile, a dire il vero solo di quelli residenti nelle poche province designate, vedrà il termine della sperimentazione solo nel 2027. Proverò a fare chiarezza, all’alba del 1° gennaio 2027 la sperimentazione dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, essere trasferita a tutto il Paese e quindi si potrebbe pensare che sarà tutto risolto ma purtroppo non sarà assolutamente così.

La rivoluzionaria ministra e il suo governo nella migliore delle ipotesi avrà ottenuto una semplificazione burocratica avendo trasferito all’Inps l’adempimento che certifica la disabilità. Due anni e mezzo sono da intendere come una rivolta civile o piuttosto la ennesima presa per i fondelli di una parte di umanità e di cittadini da sempre relegati ai margini della nostra società? I nodi essenziali della riforma continueranno ad essere elusi, evitati accuratamente ed aggirati senza vergogna. Si tratta degli aspetti che richiedono non il trasferimento da un ufficio a un altro di una pratica digitale ma piuttosto il «core business» della vita di un disabile: il progetto di vita. Quattro importanti e indispensabili parole che definiscono la qualità di vita di ogni persona con disabilità, per rimuovere ogni ostacolo e attivare i sostegni utili a vivere la libertà e i diritti nei diversi contesti di vita. Parole vuote senza risorse economiche adeguate, parole vane per la carenza strutturale in molte parti del Paese, innanzitutto il Meridione, di professionisti e servizi alle persone.

Quindi il 1° gennaio 2027 sarà, forse, proclamata la fine della sperimentazione per 20 province italiane e qualcuno dovrà avere il coraggio di raccontare ai milioni di disabili e alle loro famiglie che il difficile (l’impossibile) comincerà allora. La rivoluzione sarebbe destinare un decimo (!) delle risorse aggiuntive che ci proponiamo di riservare alle spese militari ai progetti di vita di ciascuna persona con disabilità ma dubito che questo avverrà mai. Nel frattempo però qualcuno si sarà beato nel credere possibile che la disabilità, grazie a una ministra rivoluzionaria, possa avere scalato le priorità della politica italiana.

Qualcun altro, come chi scrive, preferisce ricordare le parole del Poeta e rammaricarsi del tempo in cui vive.

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