La stretta di mano nella Basilica di San Pietro, poi l'incontro nei giardini di Villa Taverna, in un clima disteso e sorridente. L'insediamento di Papa Leone XIV è l'occasione per Volodymyr Zelensky e JD Vance di archiviare lo scontro dello Studio Ovale di febbraio, ritrovandosi per la prima volta faccia a faccia a Roma per parlare di tregua, del fronte e di sanzioni.
Ma soprattutto, dell'attesa telefonata di lunedì tra Donald Trump e Vladimir Putin, che potrebbe portare a una svolta nel percorso verso la fine del conflitto. Tanto che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha parlato della prossima settimana come "cruciale" per le sorti del conflitto, mentre l'asse dei volenterosi di Friedrich Merz, Emmanuel Macron e Keir Starmer hanno chiesto al segretario di Stato Usa Marco Rubio, anche lui in Vaticano, di poter parlare con il tycoon per coordinarsi prima del colloquio con lo zar.
Tra le oltre 150 delegazioni presenti in Vaticano per l'insediamento di Papa Leone XIV, i più attesi erano il vicepresidente Usa e il leader ucraino, che al termine della messa di insediamento ha incontrato il Pontefice in udienza, esprimendogli il ringraziamento per la disponibilità data dalla Santa Sede "a fungere da piattaforma per i negoziati diretti tra Ucraina e Russia". Sin dalle prime ore del suo pontificato, Leone ha infatti invocato una "pace giusta" in Ucraina, locuzione particolarmente cara a Kiev che dalla fine della guerra non vuole uscire sconfitta, ma ristabilita nella sua integrità e sovranità. "Siamo pronti al dialogo in qualsiasi formato per ottenere risultati tangibili", ha detto Zelensky al Papa, ricordando che "l'autorità e la voce della Santa Sede possono svolgere un ruolo importante nel porre fine a questa guerra".
La giornata del presidente ucraino è quindi proseguita con l'atteso incontro con Vance - e Rubio - alla residenza dell'ambasciatore americano a Roma. "Un buon incontro", lo ha definito Zelensky, durato 30 minuti in cui il leader di Kiev ha ribadito quello che ormai è il suo nuovo leitmotiv di questa fase negoziale: "L'Ucraina è pronta a impegnarsi in una vera diplomazia e ho sottolineato l'importanza di un cessate il fuoco completo e incondizionato il prima possibile", ha affermato, chiedendo di "esercitare pressione sulla Russia finché non sarà desiderosa di fermare la guerra". In questo senso, le sanzioni sono rientrate tra i temi affrontati nel colloquio, ma il punto centrale - ha sottolineato una fonte ucraina - è stato il coordinamento in vista della telefonata tra Trump e Putin, considerata cruciale per comprendere il futuro del percorso diplomatico avviato dagli Stati Uniti per mettere la parola fine al conflitto.
Seppur significativo, il risultato dei colloqui di Istanbul è infatti stato magro in tema di cessate il fuoco, e il tycoon si è detto convinto di essere l'unico in grado di convincere Putin ad accettare una tregua. In caso contrario, resta l'opzione di una nuova bordata di sanzioni verso Mosca, minacciata dallo stesso presidente Usa. Perché seppur convinto che un'intesa si troverà, "Trump sta iniziando a essere impaziente nei confronti della Russia", è la lettura del presidente finlandese Alexander Stubb dopo un colloquio domenica con il leader americano. In questo quadro, il fronte dei Volenterosi guidato da Francia, Regno Unito e Germania - senza l'Italia - vuole avere voce in capitolo, e "preparare" il colloquio tra Trump e Putin sentendosi con il tycoon, ha riferito il cancelliere tedesco Friedrich Merz, ribadendo che "europei e americani sono determinati a lavorare insieme, in modo mirato, affinché questa terribile guerra finisca rapidamente". E che la guerra resti terribile lo dicono le ultime notizie sul terreno: nella notte, la Russia ha lanciato la cifra record di 273 droni contro l'Ucraina, il numero più alto dall'inizio della guerra. Un segnale inequivocabile che per Mosca, il conflitto è tutt'altro che al suo epilogo.
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