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Due trapianti di cuore, fatti a distanza di 25 giorni, e la speranza finita in tragedia. È morta ieri Laura Salvatori, 44 anni da compiere il 20 agosto, di Tagliacozzo (L'Aquila), operata all’ospedale Niguarda di Milano, in seguito a complicanze provocate da una malformazione congenita: aveva ricevuto un cuore nuovo da un donatore il 19 maggio, ma quell’organo trapianto non era partito. Tenuta in vita da una macchina il 12 giugno era arrivato un nuovo cuore, subito trapiantato dall’equipe medica e sembrava che tutto andasse per il meglio. Ma un’infezione a poche settimane di distanza ha tolto la vita a Laura.
IL RICORDO
Una donna solare e legata da sempre al convento di San Francesco e all’Ofs (Ordine secolare francescano) di cui faceva parte, si era diplomata al Liceo Scientifico di Avezzano e laureata in Scienze politiche ed era consulente della comunicazione. Storia incredibile quella di Laura che il sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, così la racconta: «Sono stati ben 22 gli interventi, di cui gli ultimi tre a cuore aperto, e le crude sofferenze affrontate, sempre in maniera molto riservata, non l'hanno mai fermata nella ricerca della vita né hanno mai annebbiato la sua solarità, alla sua letizia francescana e il suo sorriso spontaneo. Ha vissuto fino a oggi questo calvario, fatto di grandi dolori nel corpo, ma anche di grande crescita spirituale, affidando le sofferenze al Signore e senza mai lamentarsi delle sfortunate contingenze». Il cappellano del grande ospedale metropolitano Niguarda di Milano, padre Zefirino Montin, camilliano, dice: «Laura ha vissuto tutte le stazioni della via crucis, ma quelle che noi chiamiamo sofferenze lei le ha vissute come forza e affidamento. Mai ho visto una persona, nella mia lunghissima esperienza, accompagnata qui a Milano da così tanta gente in riservata preghiera, da così tanti enti, istituti religiosi, parrocchie e anche il personale sanitario, infermiere, Oss, medici, in un cammino di sofferenza come quello Laura. Sappiamo però che ora è in paradiso».
Scriveva la 43enne a maggio, pochi giorni prima di andare in rianimazione al marito Pietro Guida, un collega giornalista: «Ti dico la verità, io ho paura di soffrire ancora e ho una grande fifa di morire, ma non perché ho paura del Cielo, ma perché amo la vita, proprio tanto tanto. Dio è il Signore della vita. Vorrei tanto uscire da qui per un po' di sole sulla pelle, vorrei aprire queste vetrate sigillate e respirare aria, vorrei tanto bere una shweppes con il ghiaccio e me lo vietano, o fare una passeggiata tra il verde con Oscar, ma poi mi faccio forza perché penso: che cos'è tutto questo confronto al paradiso?».
I MESSAGGI AL MARITO
Scriveva sempre al marito il 17 maggio, il giorno del suo compleanno: «Auguri amore mio, stanotte pensavo al nostro primo appuntamento. Mi portasti alla croce! Che bellissimi ricordi. Oggi quella croce ci unisce più che mai, la portiamo insieme, sí la porti anche tu con me. Il Signore la porta con noi cosicché non ne sentiamo il peso. Ti vedo stanco, quando sto male ti cambiano gli occhi, ma mi sproni sempre anche se hai timore e dispiacere nel vedermi soffrire. Arriveremo alla fine del Monte! È la mia via crucis, ma non mi sento sola, accanto ho te e ho tanti tanti Cirenei».