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ROMA. Come due vecchi amici. L’abbraccio di due compagni di squadra che esultano dopo un gol: in effetti c’è stato, assist di Matteo Renzi e tiro di Elly Schlein, «più di un programma politico», sottolinea malizioso il renzianissimo Luciano Nobili. Peccato per il fuorigioco: e quante ironie nel leggerlo trasportato fuori dal campo - stadio Gran Sasso dell’Aquila, gremito per una buona causa -, quello scatto che attraversa account e siti, campo larghissimo e miracoli del calcio si commenta, ma insomma tutti a pensare se si può ripetere metaforicamente lontano da lì, nei palazzi romani.
Partita del Cuore, il gol di Schlein (annullato per fuorigioco) e il mister La Russa: "Lei e Conte in attacco"
Tanto che qualcuno nelle chat parlamentari si chiede se sia un fake, uno scherzo. Ma no, è tutto vero, però ci sta, erano quaranta politici lì per beneficenza, novanta e passa minuti di sospensione dal dibattito quotidiano, La Russa che dà disposizioni e il leghista che scatta per il dem, Fratoianni che segna e Giorgetti che para, persino Conte e Renzi costretti a cedersi la palla, «io gliela passo, bisogna vedere se lui la restituisce…», ma sono solo battute da stadio. Eppure.
Sarà perché è Renzi a volerla diffondere di buon mattino dai suoi social, tra tante foto sceglie proprio quella abbracciato alla segretaria dem per illustrare «il magico potere del pallone», sarà perché le Europee hanno fatto ordine e stabilito gerarchie, sarà perché la Francia pur tra le sue contorsioni ha dato prova di quanto l’unione faccia la forza, ma vuol dire qualcosa se Nobili scherzando spinge più in là quell’immagine, oltre il campo da gioco di una sera, proiettata in un futuro politico da costruire.
Almeno dal punto di vista di Italia Viva, uscita malconcia dalle elezioni di un mese fa, magro 3,8 per cento con la lista Stati uniti d’Europa con Emma Bonino, che non ha permesso nemmeno di superare la soglia di sbarramento. «Dobbiamo prendere atto che per Italia Viva si è chiuso un ciclo», si è affrettato ad ammettere l’ex premier nei giorni scorsi. E a prospettare il futuro, sotto forma di una domanda che suona retorica: vogliamo provare ancora a fare il Terzo polo, non si sa bene con chi considerato il rifiuto di Carlo Calenda a riallacciare un filo, o prendiamo atto che il sistema è bipolare e facciamo una Margherita 2.0 alleata con il centrosinistra?
Di fatto, se alla vigilia del voto la speranza di Renzi era quella di attrarre i voti moderati di Forza Italia, se immaginava che, senza più il carisma del fondatore e affidata ad Antonio Tajani, sarebbe sprofondata lasciando voti di centrodestra in libera uscita, le urne lo hanno fatto ricredere: 9,6 per cento, sopra la Lega, il partito è vivo e vegeto e non c’è spazio per un’Opa.
Lo spazio, invece, lo vede dall’altra parte, in quel centrosinistra tutto da costruire. A cui sta lanciando segnali una foto dopo l’altra: come la settimana scorsa, la fedelissima Maria Elena Boschi in posa davanti alla Cassazione per consegnare le firme per il referendum sull’Autonomia, accanto a lei Schlein e Rosy Bindi, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli. E, il giorno dopo, una sua intervista a braccia aperte sul Messaggero: «Sarebbe una sfida suggestiva ricostruire la Margherita», con Schlein alla guida del Pd ci si può provare, «se fa sul serio, come credo, si possono andare a vedere le carte».
Perché la segretaria dem lo ha sempre detto: lei è testardamente unitaria. Fin qui, un messaggio soprattutto per il riottoso Movimento cinque stelle. Ma anche quando Renzi sembrava lontano da questa galassia, Schlein ha sempre evitato attacchi o commenti sopra le righe, sebbene quanto sia lontana da Italia Viva lo dica la sua biografia: nel 2015 abbandonò il Pd in polemica con le scelte dell’allora segretario Renzi. Acqua passata. Oggi, dopo che le Europee hanno certificato la sua forza, non ha fatto che dire: non accetto veti, non metto veti. Un messaggio che Renzi ha letto come indirizzato a lui, tanto da aggiungere che certo, a quel punto anche lui non dovrebbe mettere veti sugli altri. Come dire: se quella porta si apre, non sarà lui a chiedere di scegliere tra Italia Viva e Conte. E, d’altra parte, lontano da Roma e dai riflettori, lontano dai personalismi dei leader, già è successo in tanti comuni al voto ultimamente: campo largo o larghissimo, Iv e M5S insieme, e spesso si finisce persino per vincere.
Certo, la strada per un centrosinistra nazionale è ancora lunga. E il rischio che sia Conte a mettere un veto è alto. Ma il leader di Italia Viva ci sta provando. E Schlein fa il suo gioco, con calma, predicando unità e tentando di perseguirla: ci sta pure una foto abbracciata a Renzi, perché no, tanto lo sanno tutti chi è la capitana della squadra.