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Ecco come gli immigrati rubavano il reddito di cittadinanza: l'ultimo scandalo

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Massimo Sanvito 01 febbraio 2025

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C’è la famiglia nigeriana extra large (undici persone) che incassava quattro assegni seppur il papà fosse intestatario di 111 automobili. C’è il loro connazionale beccato a Roma, pronto a volare all’estero, con 72mila euro in contanti: anche lui col portafoglio gonfio del sussidio. Ci sono i bengalesi, titolari di internet point, che riscuotevano risorse senza pietà. C’è anche l’italiano, possessore di una licenza Ncc (Noleggio con conducente), che riceveva puntualmente l’accredito mensile. Sessanta furbetti del reddito di cittadinanza, quasi tutti stranieri, finiti nella rete della Guardia di Finanza dopo il controllo passaporti in aeroporto: un milione di euro tondo tondo ricevuto indebitamente e dunque restituito. Non solo. In mille sono stati pizzicati a Fiumicino mentre cercavano di esportare denaro fuori dall’Italia, per un totale di 30 milioncini di euro: chi aveva con sé 10mila euro e chi addirittura 120mila. In banconote. Altri undici soggetti, disoccupati ma con ingenti somme di denaro in tasca, sono stati segnalati per la loro «elevata pericolosità fiscale» emersa dagli accertamenti.

Un’inchiesta, quella condotta dall’inviato Tommaso Mattei e trasmessa stasera da FarWest, il programma di Salvo Sottile in onda tutti i venerdì in prima serata su Rai 3 (ore 21.20), che Libero può anticiparvi. Un’ampia platea di percettori fasulli della mancia grillina - strano vero? - che se la spassava dopo aver superato i controlli tutt’altro che rigidi dei vari centri di assistenza fiscali sparsi in tutto il Paese. Africani, maghrebini, bengalesi, pakistani (pochissimi gli italiani), truffatori in piena regola, che a colpi di autocertificazioni false ingrassavano i propri guadagni per poi far sparire le tracce. Parte dei proventi illeciti venivano infatti imbarcati per volare lontano dall’Italia. Un’operazione, quella delle Fiamme Gialle, non a caso ribattezzata “Resort di cittadinanza”.

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Altro che bisognosi in difficoltà: tutti rapaci truffaldini, molti dei quali non vivevano neppure in Italia, capaci di mettere a punto ingegnosi stratagemmi per rubare denaro pubblico. Qualche esempio? Il commerciante di auto nigeriano di cui sopra si era dimenticato, tu guarda il caso, di comunicare il reale patrimonio netto della propria impresa: una cifra vicina agli 80.000 euro. In più casi, inoltre, è stato scoperto il fenomeno della fittizia creazione di doppi, tripli e addirittura quadrupli nuclei famigliari, da parte di persone che invece facevano parte della stessa famiglia, in modo da incassare tutti il non dovuto. In tanti, poi, avevano un regolare contratto di lavoro ma non lo hanno mai detto all’Inps per continuare a percepire il sussidio.


Potevano mancare i furbetti con guai giudiziari? Certo che no. Tra i tanti sottoposti a misure cautelari che hanno presentato domanda per il reddito di cittadinanza, ottenendolo, c’era un signore agli arresti domiciliari già denunciato dalla Finanza per riciclaggio. Nascondeva la bellezza di 117.175 euro tra lo schermo e il pannello del circuito elettrico posteriore di una televisione imballata e imbarcata nella stiva di un aereo diretto in Nigeria. Senza dimenticare, poi, quanti sono stati pizzicati con le mani sulla mancia grillina seppur gravati di reati quali riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti: per loro le procure hanno contestato anche il reato di truffa aggravata. Intanto, proprio ieri, l’Inps ha diffuso l’aggiornamento dell’Osservatorio statistico relativo all’assegno di inclusione: nel 2024 le famiglie che hanno beneficiato del sussidio che ha sostituito il reddito di cittadinanza sono state 760mila. Soddisfatto il sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon: «L’assistenzialismo del reddito di cittadinanza è stato superato da nuove forme di sostegno in grado di inserire veramente i cittadini nel mondo del lavoro. Come mostrato dai dati Inps, tra i nuclei percettori del reddito circa il 26 per cento ha avuto almeno un componente che ha trovato lavoro nel 2024. Se da un lato sono stati garantiti i soggetti più fragili, dall’altro è stato dato un forte impulso all’occupazione».

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