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Maurizio Stefanini 01 marzo 2025
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Il comunismo è morto, quindi sciolgo il Pkk. Ci ha messo un bel po’ di tempo Abdullah Öcalan detto Apo, fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Partîya Karkerén Kurdîstan)ad arrivare a questa conclusione: 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino, e 25 dal suo arresto. Peraltro, il marxismo-leninismo era più che altro un pretesto, per un movimento il cui fine principale era l’indipendenza del Kurdistan: anche se il centralismo democratico, o confederalismo democratico come lo aveva ribattezzato, veniva da lui considerato come l’unico modo per superare un atavico tribalismo, considerato il perché i curdi si trovavano sottomessi dai vicini turchi, iraniani e arabi.
Ma, dopo lungo meditare, adesso ci è arrivato. «Una responsabilità dinanzi alla storia» l’ha definita, nel lanciare ieri uno storico appello per lo scioglimento della propria organizzazione e la fine delle ostilità con la Turchia con un messaggio letto prima in curdo e poi in turco. «Mi assumo la responsabilità dinanzi alla storia di questo appello. Ringrazio coloro che credono nei turchi e curdi che vivono fianco a fianco e coloro che non vedevano l’ora che arrivasse il momento della pace. Chiedo al Pkk e a tutti gli altri gruppi armati di convocare un congresso e abbandonare le armi», ha scritto dal carcere in un messaggio poi letto ieri durante una conferenza stampa a Istanbul da rappresentanti del partito filo-curdo Dem – terza forza del Parlamento – che gli avevano in precedenza fatto visita.
Öcalan ha definito il suo appello al Pkk ad abbandonare le armi una risposta positiva alle condizioni create dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan e dal suo alleato in parlamento, il nazionalista Devlet Bahçeli, che ha rilanciato per primo un processo di pace. «L’apertura di Bahçeli, la voglia dimostrata dal presidente Erdogan, hanno creato delle condizioni irrinunciabili a una mia risposta positiva e al mio appello alla fine delle ostilità». «Il crollo del vero socialismo negli anni ’90 per ragioni interne e i progressi nella libertà di espressione hanno portato alla perdita di significato del Pkk. Pertanto, ha raggiunto la fine del suo ciclo di vita ed è necessario lo scioglimento», ha appunto spiegato, aggiungendo che «tutti i gruppi dovrebbero abbandonare le armi». Il Pkk, designato “organizzazione terroristica” sia dalla Turchia che dall’Unione europea e dagli Stati Uniti, è stato definito dal suo fondatore «nato nel XX secolo, nell’epoca più violenta della storia dell’umanità, in mezzo alle due guerre mondiali, all’ombra dell’esperienza del socialismo reale e della guerra fredda in tutto il mondo». Inoltre «un ruolo significativo nella sua nascita e nel suo sviluppo» hanno avuto «la negazione totale della realtà curda, le restrizioni ai diritti e alle libertà fondamentali, in particolare la libertà di espressione». Allo stesso tempo, però, il leader curdo nota che «nel corso di oltre mille anni di storia le relazioni tra turchi e curdi sono state definite in termini di mutua cooperazione e alleanza, e turchi e curdi hanno ritenuto essenziale rimanere in questa alleanza volontaria per mantenere la loro esistenza e sopravvivere contro le potenze egemoniche».