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Marine Le Pen negli ultimi giorni di campagna elettorale aveva premuto l'acceleratore sui temi identitari, uno su tutti: stop alle armi all'Ucraina. Ma non è bastato per vincere. Si è rivelato molto più forte il "barrage", la diga costruita in due settimane per sbarrare la strada al Rassemblement national di Le Pen.
Il "barrage républicain" funziona e ferma l'avanzata della destra
Il Fronte popolare, la coalizione di partiti di sinistra è riuscita a venire a patti con i centristi al solo scopo di fare argine contro la destra. E hanno vinto. Il patto di desistenza ha vinto: gli elettori, soprattutto, hanno seguito l'indicazione dei partiti che hanno chiesto di votare anche candidati lontani dalle proprie convinzioni: in alcuni collegi ci sono elettori della FSI che si sono trovati a votare per i candidati centristi e viceversa. Si sono turati il naso e hanno votato disciplinatamente per il candidato indicato: l'importante - questa è stata logica - era dare un voto agli avversari del Rn, chiunque essi fossero nei vari collegi. In questo modo inaspettatamente hanno ribaltato i risultati del primo turno.
Con una eccezione.
Ci sono degli elettori che molto probabilmente non hanno seguito le indicazioni del partito. Si potrà verificare meglio nelle prossime ore quel che è successo tra i Repubblicani che non hanno votato a destra seguendo l'orientamento di Ciotti. Ma hanno seguito piuttosto la tradizione del "barrage républicain" di Chirac.
Ora in testa c'è il Nuovo Fronte Popolare (NFP) con una forbice tra i 172 e i 192 seggi, davanti alla coalizione di Ensemble (150 e 170 seggi), e al RN e ai suoi alleati (da 132 a 152 seggi).
Il patto di desistenza vince
Il patto della «desistenza» decisa dai macroniani di Ensemble e dal Nouveau front populaire ha funzionato. Due schieramenti che si sono fatti la guerra fino al giorno prima delle urne sono venuti a patti producendo la vittoria di questa sera. Tra il primo e il secondo turno, infatti, hanno ritirato in oltre 200 collegi tutti i rispettivi candidati che erano arrivati al terzo posto al solo scopo di non disperdere i voti. Tutti i protagonisti del Fronte popolare hanno lavorato senza pensare a costruire una coalizione di governo ma solo contro Rn: la logica della diga. «È un referendum contro Rn», aveva detto Glucksmann