Stellantis scommette sugli Stati Uniti di Donald Trump. La casa automobilistica annuncia nuovi investimenti, divenendo la prima fra i grandi costruttori del settore automotive a prendere l'iniziativa negli States dopo il cambio di amministrazione.
Si tratta di azioni che "rientrano nel nostro impegno a far crescere la produzione di auto e manifatturiera" americana, ha spiegato il chief operating officer del Nord America, Antonio Filosa, in un lettera ai dipendenti, nella quale ha riferito che il presidente del gruppo John Elkann ha incontrato Trump la scorsa settimana, prima quindi del giuramento.
Elkann, che il giorno dell'insediamento del nuovo presidente alla Casa Bianca era a Maranello per Hamilton, "ha condiviso con il nostro entusiasmo per il forte impegno di Trump nei confronti dell'industria automobilistica americana e quello che questo significa per l'occupazione statunitense e per l'economia in generale", si legge nella missiva di Filosa. Elkann a Trump ha anche assicurato che Stellantis intende rafforzare "ulteriormente" la sua impronta manifatturiera negli Stati Uniti e fornire "stabilità alla grande forza lavoro americana".
Per Stellantis, dunque, la spinta 'pro-business' di Trump è un'occasione per sbloccare miliardi di dollari di investimenti che erano rimasti bloccati durante l'era Biden e aprire una nuova era di rapporti con i sindacati e la nuova amministrazione. La casa automobilistica ha negli States circa 66.000 dipendenti e conta su 12 stabilimenti per l'assemblaggio, sei per i motori, tre per la trasmissione e sette per la lavorazione meccanica.
Fra gli investimenti che Stellantis effettuerà in Usa c'è quello per la produzione di un pick-up di taglia media a Belvidere, Illinois, ma anche la produzione della prossima generazione del Dodge Durango al Detroit Assembly Complex.
"Investiremo a Toledo", in Ohio, ha aggiunto Filosa spiegando che Stellantis spingerà su "tecnologie aggiuntive e forti azioni sui prodotti per Jeep Wrangler e Jeep Gladiator nel Toledo Assembly Complex, e più componenti critici per la nostra produzione nel nostro Toledo Machining Plant".
La casa automobilistica prevede inoltre "di effettuare ulteriori investimenti ne gli stabilimenti di Kokomo", in Indiana, "per produrre il motore Hurricane 4, garantendo che gli Stati Uniti saranno la sede di produzione di questo propulsore strategico". Gli investimenti sono stati condivisi con lo United Auto Workers, il potente sindacato dei metalmeccanici americano, con il quale Stellantis intende "lavorare insieme per rafforzare l'azienda", ha assicurato Filosa.
Trump nel corso della campagna elettorale ha lasciato intravedere la possibilità di imporre dazi sulle auto prodotte all'estero fra il 200 al 500%. E si è impegnato a difendere a spada tratta l'industria dell'auto americana, a suo avviso danneggiata da Biden, e Detroit, la capitale dell'auto a stelle e strisce. Mentre Stellantis annuncia investimenti negli Usa, il commento della Fiom Cgil, "in Italia gli investimenti promessi, comunque insufficienti, non sono ancora arrivati, e i lavoratori di molti stabilimenti stanno ancora vivendo una pesante cassa integrazione". Il segretario nazionale Samuele Lodi aggiunge inoltre come "mentre Elkann vede Trump, il governo Meloni non ha ancora convocato le parti a Palazzo Chigi come abbiamo più volte richiesto". Il segretario generale della Fim Cisl, Ferdinando Uiliano, auspica quindi che "l'impegno profuso da Stellantis negli Usa venga ora preso anche in Europa e in Italia": "L'Europa e l'Italia devono essere centrali nella strategia di Stellantis e quello che ci aspettiamo è che lo stesso impegno venga profuso per produzione Maserati e per la gigafactory di Termoli".
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