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Elly Schlein: “Liguria agli arresti per colpa di Toti, dalla destra il solito doppiopesismo”

6 mesi fa 9
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GENOVA. «Toti avrebbe già dovuto dimettersi, sta tenendo anche la Liguria ai domiciliari». La segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein, oggi sarà a Genova per partecipare alla manifestazione “Liguria, diritto al futuro” in piazza De Ferrari, dove si affaccia il palazzo della Regione che da oltre due mesi non ospita più il presidente Giovanni Toti, agli arresti domiciliari dal 7 maggio con l’accusa di corruzione. La leader dem accentua il valore di un appuntamento a cui parteciperanno anche gli alleati di M5S e Alleanza Verdi-Sinistra, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, e attacca la destra al governo, replicando all’affondo del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nei confronti dei giudici del Riesame che hanno confermato i domiciliari a Toti: «A destra c’è un doppiopesismo terrificante, TeleMeloni ha parlato per settimane della Puglia e in Liguria, con un presidente arrestato da due mesi e accuse gravissime, i ministri diventano avvocati d’ufficio e attaccano la magistratura».

Schlein, quale significato ha la piazza di oggi?

«L’importanza della piazza di Genova è contenuta nel titolo della manifestazione: “la Liguria ha diritto al suo futuro”, un futuro che va messo nelle mani dei liguri. È inaccettabile che una regione intera sia paralizzata dalle vicende giudiziarie che riguardano Toti, che dovrebbe anteporre l’interesse dei liguri a ogni altra valutazione».

Dovrebbe dimettersi?

«Dinanzi ad accuse così gravi e a misure cautelari confermate poco tempo fa come i domiciliari, Toti si sarebbe già dovuto dimettere. In questo modo tiene anche la regione ai domiciliari. Non si può bloccare la Liguria per il tempo che servirà all’inchiesta, perché c’è una gigantesca questione di opportunità politica. E se la politica non è di esempio, abdica al suo ruolo. Questa situazione getta nell’incertezza le categorie economiche e rallenta cantieri e prospettive di sviluppo. La Liguria non merita tutto ciò».

La piazza di oggi vuole essere anche a livello nazionale l’alternativa di governo?

«Vogliamo dire tutti insieme che alla Liguria serve una prospettiva diversa, essere uniti nel voler evitare che la regione resti in ostaggio. È importante farlo insieme perché uniti siamo più forti. Abbiamo idee comuni su ciò che serve, non darei ulteriori significati».

In piazza però non ci sarà Calenda di Azione, anche se parteciperà una delegazione regionale. E non ci sarà neanche Italia Viva: l’obiettivo del centrosinistra dev’essere includere anche la parte più moderata e centrista, soprattutto in vista del voto?

«È una piazza aperta, che guarda oltre e vuole allargarsi. Ci saremo io, Conte, Bonelli e Fratoianni, ci sarà una delegazione di Azione e sicuramente di altre forze politiche. Ma quella piazza è rivolta alla società, non tanto o non solo alla politica. Non basta un’alleanza politica per rompere il sistema di potere che ha messo su la destra, ma serve una convergenza con tutte le forze che vogliono sradicarlo. Non conta chi ci sarà sul palco, quanto chi ci sarà insieme a noi. Mettiamo insieme tutte le forze che si oppongono alla destra, che in Liguria ha mostrato una concezione proprietaria delle istituzioni, e che al governo divide il Paese con l’autonomia differenziata, accentra i poteri con il premierato e taglia la sanità pubblica. Come Pd non mettiamo veti ma non abbiamo intenzione di subirne».

A proposito di Renzi, è diventata virale la fotografia in cui vi abbracciate durante la partita tra nazionale cantanti e nazionale politici. Il calcio è riuscito a riavvicinarvi?

«Mi ha fatto un assist, che poi ho ricambiato. Ma purtroppo mi hanno annullato il gol. È stato bello stare insieme, al di là degli schieramenti, per solidarietà. Lo sport unisce, è inclusione, e fa superare anche le differenze».

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio ha attaccato i giudici del Riesame che hanno confermato i domiciliari a Toti, sostenendo di «aver capito Hegel ma non quella sentenza». È un’uscita irrituale?

«Purtroppo non è la prima di quel ministro e di altri esponenti del governo. Vedo un terrificante doppiopesismo di questa destra e della presidente Meloni. Quando un’inchiesta su fatti gravi non ha neanche sfiorato il presidente della Puglia, Telemeloni non ha parlato d’altro per settimane. In Liguria c’è un presidente arrestato da due mesi e i ministri fanno gli avvocati d’ufficio e attaccano la magistratura. Per i fatti di Bari, che la destra ha brutalmente politicizzato, si sono scomodate le richieste di commissioni. Invece a Venezia, per indagini gravi che coinvolgono giunta e sindaco, non abbiamo sentito neanche una parola. Ma mi faccia aggiungere un’altra cosa».

Prego.

«Da mesi aspettiamo le dimissioni di Toti, ma anche che Giorgia Meloni firmi la sospensione del presidente della Regione. In quale scrivania si è fermato quel documento? Perché bloccano un atto dovuto? Stiamo superando ogni limite».

All’orizzonte ci sono le elezioni regionali. Si discute della disponibilità a candidarsi di Andrea Orlando.

«Come ha detto lui stesso, si è messo a disposizione per un ragionamento unitario di coalizione. È certamente un profilo autorevole, l’ho già detto e lo ribadisco. Facciamo un passo alla volta, iniziando dalle priorità per la Liguria». —

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