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TREVISO. Come ogni pomeriggio, terminato il turno al sexy shop De Sade di Preganziol (Treviso), che gestiva con il marito, è uscita dal negozio. E, in sella alla sua bicicletta, una city bike elettrica di colore azzurro, si è diretta verso casa. Erano da poco passate le 17 di martedì 2 luglio. A casa, però, non sarebbe mai tornata.
A denunciarne la scomparsa è stato, il pomeriggio seguente, il marito Fabio Stefanato. E, un’ora dopo quella denuncia, il corpo senza vita di Vincenza Saracino, 50 anni, è stato trovato da una pattuglia dei carabinieri, che stava passando al setaccio la zona, proprio alla ricerca della donna.
Era stata sgozzata. Il suo corpo, abbandonato sul ciottolato di via Maleviste, in piena campagna trevigiana, di fronte a un casolare dove fino a poco tempo fa viveva una famiglia marocchina, mentre adesso è rifugio di balordi.
Saracino, originaria di Molfetta ma da tempo residente a Treviso, abitava a 200 metri da lì, insieme al marito e la figlia. E proprio il marito, che già era stato ascoltato al momento della formalizzazione della denuncia, è stato ascoltato a lungo dagli inquirenti.
A indagare sulla vicenda sono i carabinieri nel Nucleo investigativo di Treviso, coordinati dal pm Giovanni Valmassoi.
Scavano nella vita della donna. Per questo, sperano di ottenere qualche risposta dal suo smartphone, magari dai contatti avuti negli ultimi giorni. Ma non si esclude nessuna pista, nemmeno la rapina. Né si esclude che Saracino possa essere stata uccisa altrove e poi trascinata accanto al casolare, per prolungare il tempo del ritrovamento del cadavere. Intorno al corpo non c’erano tracce di sangue, ma negli ultimi due giorni ha piovuto molto ed è possibile che la pioggia le abbia cancellate.
Quel che si sa è che Vincenza Saracino è stata vista viva per l’ultima volta alle 17.30 del 2 luglio, quando le telecamere vicino al supermercato Iperlando l’hanno ripresa, in sella alla sua bicicletta. I carabinieri stanno acquisendo i filmati di tutti gli occhi elettronici della zona, alla ricerca di qualche indizio che possa suggerire cos’è accaduto.
Quando è stata ritrovata, la donna «indossava una maglia e dei leggins a fantasia “animalier”, scarpe Nike Dunk e borsetta personale di colore nero», gli stessi indumenti che il marito aveva elencato e fatto mettere a verbale, nella denuncia di scomparsa.
Intanto la scientifica ha ultimato il suo lavoro all’esterno del casolare, repertando qualsiasi elemento utile alle indagini. Ma, prima di tutto, si cerca l’arma del delitto.