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Europa nel mirino, Mosca agita ancora ‘la clava nucleare’: “Punteremo i missili sulle vostre città”

6 mesi fa 17
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«Le vittime potenziali saranno le capitali europee». Finora le minacce a Berlino e Londra erano riservate soprattutto ai talk show propagandistici e ai post dell’ex presidente Dmitry Medvedev, ma stavolta il Cremlino le affida a un uomo che di solito parla a nome di Vladimir Putin, il suo portavoce Dmitry Peskov. Che in un’intervista alla televisione russa ha replicato alla notizia che gli Stati Uniti potrebbero collocare in Germania missili a gittata sufficientemente lunga da poter colpire il territorio russo: «L’Europa è nel mirino dei nostri missili e il nostro Paese è nel mirino dei missili americani, ci siamo già passati». Una risposta “simmetrica”, secondo le inesorabili regole della guerra fredda: «Gli Stati Uniti collocavano missili di varia gittata, puntati per tradizione contro il nostro Paese, e noi decidevano destinazioni europee come bersagli per i nostri missili».

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Le motivazioni delle minacce

Quasi mezzo secolo dopo, il gioco degli “euromissili” riparte più o meno con le stesse motivazioni, e Peskov non nasconde che il suo principale sta scegliendo come bersagli per una potenziale ritorsione non installazioni militari, ma «le capitali europee», quindi la popolazione civile, «potenziale vittima» di attacchi simili a quelli che martellano tutti i giorni Kyiv, Kharkiv e altre città ucraine. Solo che stavolta, avverte, non sarà la Russia a fare la fine dell’Urss e collassare nello scontro: «L’Europa sta cadendo a pezzi», è convinto il portavoce di Putin.

I piani di guerra

Le infografiche sul raggio d’azione dei missili russi e gli effetti devastanti che avrebbero sulle capitali europee smettono così di far parte dell’intrattenimento propagandistico dei talk show, per entrare nei piani strategici della guerra. Del resto, lo stesso Vladimir Putin soltanto due mesi fa aveva messo i politici dei diversi Stati europei in guardia dallo schierarsi a fianco dell’Ucraina, ricordando che «di regola appartengono a Paesi con territorio piccolo e alta densità di popolazione». E pochi giorni prima, in un’intervista alle agenzie di stampa europee, aveva dichiarato di essere pronto a «utilizzare tutti i mezzi a nostra disposizione» e, per evitare ogni equivoco, ha aggiunto: «Non sto agitando la clava nucleare, ma non capisco nemmeno perché l’Occidente crede che non useremo mai armi atomiche».

Più o meno negli stessi giorni Putin aveva ordinato delle esercitazioni militari con simulazioni di utilizzo di armi nucleari tattiche. Dalle minacce di Peskov non è chiaro se i missili russi che dovrebbero puntare alle città europee siano dotati di testate nucleari, ma Putin qualche settimana fa aveva proposto di far ripartire la produzione di missili a corto e medio raggio da armare con testate atomiche, per poi «capire dove collocarli». I missili russi nella enclave baltica di Kaliningrad sono già puntati contro Polonia e Germania, e Putin ha ordinato di spostare armi nucleari tattiche anche in Bielorussia.

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Nuova escalation

Una nuova escalation se non altro verbale, in un nuovo scambio di minacce che prosegue ormai da diversi mesi, in quella sorta di partita a poker in cui i russi hanno calato le loro carte in risposta alle prese di posizioni degli occidentali. Per esempio, Putin aveva reagito all’ipotesi di Emmanuel Macron di inviare truppe in Ucraina con un’altra allusione alla «clava nucleare»: «Abbiamo armi che possono colpire il loro territorio, le conseguenze per gli invasori saranno tragiche».

La decisione degli alleati di autorizzare Kyiv a colpire il territorio russo è stata commentata con la promessa di una «risposta asimmetrica», come quella di fornire armi russe per colpire bersagli americani a Paesi ostili all’Occidente, «in diverse regioni del mondo».

L’ipotesi di guerra globale

Una ipotesi di guerra globale, che contrasta con il viaggio della speranza di Putin in Corea del Nord per ottenere rifornimenti di munizioni per continuare la guerra, e infatti molti osservatori occidentali ritengono che le «linee rosse» proclamate dal Cremlino a più riprese si possano in realtà oltrepassare senza rischi.

Del resto, già nella primavera del 2022 Putin aveva promesso «attacchi lampo» e «conseguenze mai viste nella storia» contro gli occidentali che avrebbero aiutato l’Ucraina, e nell’autunno dello stesso anno la «clava nucleare» era stata agitata per fermare la controffensiva ucraina.

Da allora, i droni ucraini hanno colpito ripetutamente non soltanto i territori occupati dai russi, ma anche la Russia profonda – gli incendi di raffinerie, fabbriche e deposibi militari sono ormai quasi quotidiani – arrivando a svolazzare davanti alle finestre dell’ufficio del presidente al Cremlino.

Questo però non significa che le minacce di Mosca siano da prendere alla leggera. Ufficialmente, come lo stesso Putin tiene a precisare, la dottrina nucleare russa autorizza un attacco atomico preventivo, ma soltanto nel caso di una «minaccia alla sovranità e all’integrità territoriale» della Federazione. L’interpretazione di questa minaccia, e della sua gravità, viene però lasciata alla discrezione di un uomo che continua a sostenere di aver invaso l’Ucraina per difendersi da un’aggressione di Kyiv. E che, secondo le intelligence occidentali, sta attivando una rete di agenti a compiere sabotaggi e attentati in Europa contro quelli che considera i responsabili della resistenza ucraina.

I tentativi di uccidere Putin invece, come ha ammesso ieri in un’intervista il direttore dello spionaggio militare di Kyiv Kyrylo Budanov, «sono tutti falliti, per ora».

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