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F1, Mazepin sanzionato solo perché figlio di un’oligarca russo: e all’Ue scoppia il caso

9 mesi fa 36
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BRUXELLES. Iscrivere Nikita Mazepin nella lista nera dell’Ue si può, continuare a sanzionarlo invece no. L’automobilista russo, figlio dell’oligarca Dmitri, vicino al presidente russo Vladimir Putin, è stato colpito dalle successive sanzioni europee con eccessiva leggerezza e in modo inappropriato. Il Tribunale dell’Ue ritiene che l’Unione europea e i suoi Stati membri non abbiano saputo dimostrare il suo ruolo attivo e veramente decisivo nel sostegno al Cremlino, ma che sia stato colpito solo in quanto «figlio di», e questo non è sufficiente a giustificare la sanzioni a suo carico.

Non si contesta tanto la decisione di comprendere il nome tra le personalità oggetto di restrizioni, quanto il rinnovo automatico delle misure adottate quale risposta all’aggressione russa dell’Ucraina. «Il rapporto familiare con suo padre, l’imprenditore russo Dmitry Mazepin, non è sufficiente per considerarlo legato a quest'ultimo da interessi comuni e, pertanto, per mantenerlo in tali elenchi» di persone colpite da congelamento di beni e restrizioni nei movimenti, sostengono i giudici di Lussemburgo. Contro la sentenza l’Ue può fare appello alla Corte di giustizia, ma intanto, almeno nel caso specifico, viene smontato l’impianto punitivo del club a dodici stelle e l’Ue potrebbe dover risarcire il popolare figlio dell’oligarca russo considerato vicino a Putin.

Nikita Mazepin, pilota di formula1 e figlio dell’oligarca
Nikita Mazepin è noto per la sua carriera di automobilista. Esordisce nel 2016 con la Force India, per approdare alla scuderia statunitense Haas nel 2021, dove corre insieme a Mick Schumacher, figlio del sette volte campione del mondo Michael Schumacher. Dopo la prima stagione, a marzo 2022, la Haas licenzia con effetto immediato il suo pilota russo all’indomani dell’aggressione dell’Ucraina, dopo neppure un gran premio. Mazepin viene lasciato a terra nei pre-test sul circuito del Bahrein, prima prova del campionato del mondo 2022.

Lo sponsor della scuderia statunitense in quello stesso momento era Uralkali, sussidiaria di Uralchem, industria chimica russa di cui il padre dell’automobilista, Dmitri, è azionista di riferimento (48%). A detta dell’Ue la presenza di Nikita Mazepin in formula 1 era legata a ragioni di sponsor, creando quegli interessi padre-figlio che invece il Tribunale dell’Ue dice di non ravvedere. O meglio, nel proporre di sanzionare il pilota, «il Consiglio non ha assolto l'onere della prova per dimostrare un siffatto legame».

In sostanza i Ventisette hanno solo dedotto che Dmitry Mazepin era il principale sponsor delle attività di suo figlio come pilota da corsa nella scuderia di Formula 1 Haas per il tramite di società alle quali è collegato, ma non ha saputo dimostrarlo. Non solo. Gli statunitensi, dopo aver licenziato il pilota, hanno anche annullato il contratto con Uralkali, eliminando di fatto ogni possibile situazione potenzialmente favorevole al diretto interessato, al padre, e al regime del Cremlino. Quello che si contesta all’Ue è dunque soprattutto l’aver rinnovato le sanzioni contro l’automobilista figlio dell’oligarca, a settembre 2022, marzo e settembre 2023. «Gli atti di mantenimento si basano quindi, di fatto, solo sul legame familiare, il che non è sufficiente per mantenere il suo nome negli elenchi delle persone oggetto delle misure restrittive».

Mazepin figlio vince la sua battaglia legale contro l’Ue, che adesso rischia di dover risarcire per averlo tenuto sotto sanzioni da settembre 2022 al 15 marzo 2024, per quegli stessi «errori di valutazione» contestati dall’automobilista che il Tribunale Ue conferma.

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