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“Faccio causa al Comune di Torino”: il padre di Mauro Glorioso punta al risarcimento dopo la condanna dei ragazzi che lanciarono una bici giù dai Murazzi di Torino

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Ora che per quattro dei cinque responsabili del lancio della bici ai Murazzi le condanne e le pene sono definitive (e la quinta, Sara Cherici, è stata condannata a sedici anni in primo grado), Giuseppe Glorioso annuncia che intende avviare una causa civile contro il Comune di Torino. È il padre di Mauro, lo studente palermitano colpito dalla bicicletta e, da allora, rimasto tetraplegico. 

Obiettivo risarcimenti 

La vittima di quel folle gesto è tornata a vivere in Sicilia, con la famiglia, e ha bisogno di continua assistenza. Per questo, l’obiettivo della causa civile sono i risarcimenti, per garantirgli le cure e le risposte alle sue necessità anche in futuro. 

Murazzi pericolosi? 

La contestazione della famiglia Glorioso si basa sulla presunta pericolosità dei Murazzi e della loro balaustra. Assistita dall’avvocata Simona Grabbi, sostiene che almeno dal 2006 il Comune di Torino l’aveva documentata, tanto da ragionare su interventi di messa in sicurezza, come delle coperture. Finora, però, non sarebbero mai state realizzate. 

L’ipotesi è coinvolgere nella causa anche la ditta che gestisce le bici elettriche come quella scaraventata giù dalla balaustra. 

Il lancio 

Quello dei Murazzi la notte tra il 20 e il 21 gennaio 2023, secondo la procura, è stato un vero e proprio tentato omicidio. L’ha architettato una banda criminale di cinque ragazzi. Tre di loro, maschi, uno maggiorenne (Victor Ulinici) e due minorenni, hanno sollevato e lanciato la bicicletta. Altre due (Cherici e un’amica minorenne quella sera), non toccano la bicicletta, ma, secondo la procura, vedono tutto e non fanno niente. Poi scappano, insieme, e continuano la serata come se niente fosse, tra effusioni e scorribande. 

Le altre condanne

Ieri, martedì 4 febbraio 2025, il tribunale di Torino ha condannato Ulinici a sedici anni di carcere (non intende presentare ricorso, dunque la sentenza diventerà presto definitiva). I minorenni sono già tutti stati condannati in via definitiva a pene tra nove anni e nove mesi e sei anni e otto mesi. Cherici, con una sentenza che ha fatto discutere, unica a non scegliere il rito abbreviato (che prevede uno sconto di pena), è stata condannata in primo grado a sedici anni di carcere e potrebbe ancora presentare un ricorso, sperando in uno sconto di pena. 

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