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Gasolio a rischio rincaro, autotrasporto in rivolta

2 mesi fa 2
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Nell'ipotesi «estrema» che l'allineamento delle attuali aliquote si traducesse nell'equiparazione dell'accisa sul gasolio a quella della benzina, secondo i petrolieri dell’Unem, calcolando anche l’Iva ci sarebbe un aumento immediato dei prezzi al consumo del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro. Questo rialzo per le famiglie comporterebbe un maggior esborso paria quasi 2 miliardi di euro, ovvero circa 70 euro per ognuno dei 26 milioni di nuclei. Oltre a questo andrebbero poi calcolati gli impatti sulla filiera dei trasporti, già pronta a scendere sul sentireo di guerra, e quindi sulla distribuzione.

Il piano strutturale di bilancio parla esplicitamente di riallineamento, il governo dopo le prime proteste si è affrettato a precisare che non ci saranno aumenti. «Lavoreremo sui valori medi, non ci sarà impatto sui consumatori» ha spiegato ieri il sottosegretario all’Economia Lucia Albano. Ciò non toglie però che oltre ai consumatori - i primi a protestare contro i possibili rialzi - anche per tutto il settore dell’autotrasporto sia suonato l’allarme. E del resto, spiega l’Unem, l’aumento del gasolio avrebbe un effetto anche sul trasporto merci e passeggeri con mezzi che non usufruiscono delle agevolazioni di accisa come i mezzi pesanti inferiori alle 7,5 tonnellate e quelli ante Euro 5.

Cresce l’allarme

«Per il settore dell’autotrasporto, lo stop allo sconto sulle accise del gasolio si traduce in una stangata da oltre 350 milioni di euro l’anno - protesta il segretario generale di Assotir, Claudio Donati -. Sarebbe un salasso ingiustificato, del tutto iniquo. Ma oltretutto non possiamo fare a meno di ricordare che alla vigilia elettorale le forze dell’attuale maggioranza avevano addirittura promesso di ridurre il costo delle accise”.

Concorda il presidente dei Confartigianato Trasporti, Amedeo Genedani: «No a penalizzazioni per le imprese di autotrasporto con aumenti delle accise sul gasolio». A suo parere, infatti, «è fondamentale chiarire subito che l’Italia è al primo posto tra 27 paesi dell’Unione europea per il livello delle accise applicate sul gasolio (0,62 centesimi al litro) e vista la significativa incidenza del costo del carburate per le imprese di trasporto occorre evitare qualsiasi intervento che possa avere effetti negativi per un comparto strategico per l’economia nazionale che assicura la mobilità delle merci da e verso il Paese».

Le notizie di stampa «stanno suscitando reazioni preoccupate da parte di molte imprese», segnala il presidente di Fai-Conftrasporto Paolo Uggè. «Le ragioni per le quali, con l’autorizzazione prevista in una apposita direttiva della Unione europea, è stato introdotto un recupero di 0,214 per le imprese di autotrasporto sono connesse al semplice fatto di voler allineare il più possibile al valore medio la fiscalità sulla voce gasolio per autotrazione» spiega Uggé, aggiungendo che le imprese del settore «non accetteranno che venga rivista in “peius” quella che è stata una giusta conquista ottenuta dalle federazioni rappresentative del settore e che consente il recupero».

Faib: serve l’accisa mobile

Al coro delle proteste si aggiungono poi i benzinai della Faib Confesercenti che contestano la possibile «stangata per famiglie e imprese» e chiedono al governo di introdurre una accisa mobile in modo da ridurre le imposte sui carburanti anziché aumentarle. Secondo l’Unem, invece, il governo dovrebbe «rivedere la fiscalità di tutti i prodotti energetici in base alla loro impronta carbonica, in linea con la revisione della direttiva sulla fiscalità dei prodotti rinnovabili», come sui biocarburanti su cui grava la stessa accisa applicata ai prodotti fossili (benzina e gasolio) che vanno a sostituire.

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