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Gaza, Hamas ci ripensa e salva la tregua

5 giorni fa 1
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Alla resa dei conti, domani Israele riabbraccerà un altro gruppo di ostaggi, «come da programma», ha detto Hazem Qassem, il portavoce di Hamas. Quindi, sembra voler suggerire, i tre previsti da questa sesta tappa dell’accordo. Quali, la fazione palestinese dovrà comunicarlo oggi. Dopo che la delegazione guidata da Khalil Al-Hayya si è confrontata con i mediatori egiziani al Cairo, si va verso una soluzione, al termine di una burrascosa settimana. La scadenza resta il mezzogiorno di domani.

Passi indietro, minacce, accuse, rilanci. Hamas - che tiene prigionieri ancora 73 rapiti il 7 ottobre del 2023, compresi i corpi di almeno 35 morti confermati dall’intelligence militare di Tsahal - ha lamentato ritardi e limitazioni agli aiuti umanitari per la Striscia. Salama Marouf, capo locale dell’ufficio stampa del gruppo, ha dichiarato a Reuters che solo 73 mila delle 200 mila tende richieste sono arrivate nell’enclave, e nessuna unità abitativa prefabbricata. Replica il Cogat, l’ente israeliano di coordinamento delle attività governative nei territori palestinesi che supervisiona le consegne di aiuti a Gaza. Dice che l’autorizzazione c’è, per 400 mila tende. Ma gli alloggi modulari non arrivano, i Paesi donatori non le hanno ancora inviate. Le organizzazioni internazionali confermano un miglioramento del flusso degli aiuti - certamente ne servirebbero di più, rileva Shaina Low del Norwegian Refugee Council da Amman - nonostante i problemi logistici. Il problema sono i materiali “a duplice uso”. Quelli che Israele considera a rischio di essere utilizzati per scopi militari. Hamas ha provato a reclamare l’ingresso di attrezzature pesanti per la rimozione delle macerie. Il portavoce del premier Benjamin Netanyahu, Omer Dostri ha liquidato la richiesta come «senza fondamento». «Come abbiamo già chiarito più volte - ha postato su X - non è consentito l’ingresso» di tali materiali e «non esiste alcun coordinamento in merito». Ha poi aggiunto che, secondo l’accordo, nessuna merce può entrare attraverso il valico di Rafah. Almeno «per ora», ha detto un funzionario israeliano al Jerusalem Post. Non è escluso che «le cose potrebbero cambiare nei prossimi giorni». Gli ostaggi sono la massima priorità e lo Stato ebraico spinge per salvarli tutti subito. Forte della pressione esercitata dal presidente Donald Trump per domare le intemperanze di Hamas, Israele ha chiesto che domani escano, tutti insieme, i nove viventi previsti in questa prima fase dell’accordo, che non è ancora conclusa, anzi vacilla. In questo clima, accelerare la liberazione dei vivi è una forma di assicurazione sulla loro vita. Riuscire a includere altri ostaggi oltre ai 33 “casi umanitari” riconosciuti dal gruppo palestinese di Gaza è un obiettivo che i negoziatori israeliani perseguono. Perché, insistono a maggior ragione dopo le immagini dei tre uomini ridotti all’ombra di se stessi la settimana scorsa, «ogni ostaggio è un caso umanitario». Negli ultimi giorni sono stati registrati segni di vita per almeno undici ostaggi. Quelli più recentemente liberati hanno arricchito le informazioni sui sedici mesi di prigionia a Gaza.

In un’intervista al sito di notizie Ynet, il padre della soldata Daniella Gilboa ha raccontato che la figlia è stata «in fin di vita» poiché costretta, con le compagne, «a bere acqua da una falda contaminata». La 20enne è stata rapita dalla sua base di Nahal Oz durante l’assalto di Hamas del 7 ottobre. «È stata tenuta in tunnel senz’aria, dove non poteva nemmeno stare in piedi», ha detto Ran Gilboa. Che ha aggiunto altri dettagli: «Alcuni giorni, venivano nutrite con mangime per animali e scarti non commestibili».

Un episodio sul campo ha interrotto ieri il cessate il fuoco a Gaza. Mentre il Comando meridionale di Tsahal era impegnato in una valutazione di sicurezza con il primo ministro Netanyahu - durata sei ore - un razzo è stato sparato dalla Striscia di Gaza in direzione di Israele. Non accadeva ormai da un mese. Ma il lancio difettoso ha causato la caduta del proiettile all’interno del confine dell’enclave, sul campo profughi di Al-Bureij, dove ha ucciso un 14enne palestinese. L’aeronautica militare israeliana ha risposto alla minaccia con un raid sul sito del lancio.

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