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Gli rubano le scarpe a scuola: 14enne torna a casa scalzo. La rabbia dei genitori: ?«Ci hanno detto di evitare abiti di marca»

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VALDOBBIADENE (TREVISO) - Va a scuola con delle scarpe nuove e torna a casa scalzo. E quando i genitori vanno a chiedere spiegazioni su chi abbia rubato le sneakers, il personale scolastico fa osservare alla famiglia che aver concesso al proprio figlio di andare in classe con delle scarpe firmate e costose è stata un'ingenuità. Dopo i recenti episodi di violenza e di bullismo registrati nel piazzale del Conad, nuovi racconti contribuiscono ad arricchire la descrizione di una situazione accentuata di disagio giovanile.

Questo perché i genitori degli studenti, preoccupati per gli ultimi episodi avvenuti nel piazzale, in un contesto extrascolastico, iniziano a confrontarsi tra loro, a scambiarsi quegli aneddoti che i propri figli riferiscono loro, qualche volta tra le lacrime, qualche volta invertendo le parti tra vittime e bulli. Ma anche i clienti e il personale delle attività commerciali vicini confermano alcuni degli episodi, che rifiutano di definire “ragazzate”.

LA STORIA

Uno studente si era da poco comprato un paio di scarpe nuove, di marca, con un costo non indifferente. Le aveva volute con forza e la famiglia aveva fatto in modo che se le meritasse, accumulando paghette raccolte con lavoretti in casa e nel cortile. Un desiderio che alla fine era stato esaudito e di cui il ragazzo, quattordicenne, aveva voluto approfittare subito, indossandole con orgoglio per andare a scuola.

Ma al rientro dalle lezione, ai piedi aveva solo i calzini. Qualcuno gliele aveva rubate, non si sa se durante l’ora di ginnastica oppure semplicemente strappandogliele di dosso negli spazi esterni della scuola: il ragazzo non ha voluto parlarne, profondamente turbato da quanto accaduto.

Anche con l’aiuto dei genitori, non è più riuscito a recuperarle. Un’umiliazione di cui la famiglia ha voluto chieder conto alla direzione della scuola. «Non doveva mandare suo figlio a scuola con delle scarpe così costose» si sarebbe sentito dire il genitore da uno dei referenti.

RAZZISMO

Si parla di bulli ma soprattutto di bulle, come si è visto nei giorni scorsi: ammonite dal questore Alessandra Simone, le giovani, italiane di seconda generazione, di 14 e 16 anni, connazionali e imparentate tra loro, che martedì sono state ritenute responsabili di aver picchiato una coetanea dopo averla insultata con appellativi razzisti, avrebbero alle spalle episodi di prepotenza anche in altre zone della Marca, dove presumibilmente risiedono.

Stando a quanto appreso da alcuni genitori che conoscono il contesto familiare delle giovanissime, in passato le stesse adolescenti nordafricane se l’erano presa con coetanei di altre nazionalità, mantenendo quella costante del ripetuto insulto razzista prima dell’aggressione.

Pare fosse successo anche nel loro Comune di residenza. Soltanto lunedì, sempre a Valdobbiadene, la 16enne aveva preso di mira un ragazzino cinese, minacciando poi anche un adulto: «Se chiami i carabinieri sei morta».

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