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Grazie ai lettori, guarire sarà più facile

6 mesi fa 10
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Niente retorica, niente luoghi comuni, niente frasi così per dire: ma sul serio, amiche e amici, sono stata travolta. E le ondate di affetto fanno bene al cuore e, sono convinta, anche al corpo. Ne hanno bisogno il mio corpo malandato e il mio cuore, ma di sicuro, i corpi e i cuori di tutti. Ieri mattina ho aperto La Stampa, rigorosamente di carta, mi arriva a casa alle 7 con il mitico abbonamento Metropolis, e ho trovato le due pagine con le reazioni alla testimonianza sulla mia malattia. Testimonianza che il direttore Andrea Malaguti ha ritenuto di pubblicare, qualche giorno fa. Volete la verità? Ero colma di gratitudine, ma credevo avesse persino esagerato. Ma dài, in fondo era un pezzo pensato per Donna Chiesa Mondo, il settimanale femminile dell’Osservatore Romano diretto da Rita Pinci. Aveva un taglio particolarmente collegato con la fede. Invece il direttore aveva ragione: e lo dimostrano proprio tutte le risposte arrivate sui social, con le mail, il whatsapp, il telefono, i messaggi e forse anche sul cavallo di Michele Strogoff. Perché quando si parla di sanità, gli animi si accendono. Però, fondamentale è parlare anche di cura. E questo giornale lo sta facendo molto.

Il mio percorso l’ho raccontato: ma, a proposito di cura, vorrei aggiungere che senza il mio “care giver”, il badante, insomma mio marito Giorgio sempre al mio fianco, in salute e in malattia, è il caso di dirlo, non avrei potuto riprendermi come sto facendo. Sono stata fortunata, lui è architetto e ha rifatto la casa, e, per esempio, l’ha riempita di sbarre, perché io mi potessi sostenere nel cammino. Ho dovuto imparare che un conto è essere malati all’ospedale, tutt’altra faccenda è esserlo a casa propria. Nella mia esperienza, molto peggio. Quindi, personalmente, tra Sistema Sanitario Nazionale, presidio di riabilitazione San Camillo, i professionisti sanitari, marito, cognati, amiche e amici, colleghi-tesori, la mia fondamentale cagnolina Dulse, sono stata fortunata. Nonostante la Guillain Barré. Ma ovviamente non si può basare la guarigione, e nemmeno il percorso di recupero, sulla fortuna. Ed è dunque indispensabile che tutti insieme facciamo quello che possiamo per difenderlo, ’sto Sistema Sanitario; insieme con certe discipline, come la terapia occupazionale, fondamentale per la riabilitazione, in special modo delle neuropatie, che invece in Italia è del tutto trascurata.

Una signora chiede che cos’è la medicina narrativa. È ascoltare il paziente. È interagire con la sua, di narrazione, sapendola interpretare. Ricordate il Dottor House, la serie tv americana interpretata dall’inglese Hugh Laurie? Bene, lui istituzionalmente non ascoltava il malato. Diceva che i malati mentono, e fuorviano dalla comprensione dell’evidenza scientifica. E chiedeva: «Preferite un medico che vi fa guarire anche se non vi parla, o uno che vi tiene la mano e non vi guarisce?». Sarebbe bello ci fossero medici che ascoltano, tendono, e tengono, la mano, e pure guariscono. Applicando la medicina narrativa.

Ieri il vicedirettore Gianni Armand-Pilon scriveva: “La nostra esistenza si realizza solo nella capacità che abbiamo di entrare in relazione con gli altri”. Per questo, i social sono fondamentali. Prima della malattia, avevo una bella comunità su Facebook soprattutto (l’età è quella), ma da ultimo anche su Instagram. Ci divertivamo coltivando gentilezza e commenti sul Festival di Sanremo o su Montalbano o Tu sì que vales, banditi i toni accesi. Dopo la malattia, sui social non vado più. Non è che sia proprio un voto, e neppure un fioretto. È che la gentilezza costa fatica: rispondere sempre, rispondere a tutti, rispondere bene è un lavoro. Che non ho la forza di fare. “Uso” quindi con gioia e onore questo spazio che la mia Stampa mi ha messo a disposizione per dire ancora una volta, anche se non è mai abbastanza: grazie.

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