La decisione della Corte dell'Aja di ordinare ad Israele lo stop agli attacchi a Rafah non ha fermato il premier Benjamin Netanyahu ma è destinata ad aumentare la pressione internazionale, a cominciare dell'Ue, per una tregua a Gaza. Sul piano diplomatico, dopo settimane di stallo, qualcosa torna a muoversi. A Parigi, in un incontro tra il direttore della Cia Bill Burns, il capo del Mossad, David Barnea e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani hanno concordato la ripresa dei negoziati la prossima settimana.
A Bruxelles, nelle prossime ore, il dossier mediorientale tornerà in primo piano in una serie di colloqui tra l'Ue e i ministri degli Esteri europei e i rappresentanti dei Paesi arabi, a cominciare dal primo ministro della Palestina Mohammed Mustafa che oggi ha fatto tappa a Roma. Sul terreno l'ordinanza della Corte Internazionale di Giustizia non ha sortito effetti. Rafah si è risvegliata sotto attacco. I raid hanno causato almeno due morti. Nel pomeriggio, è stata la città settentrionale di Beit Hanoun a finire sotto le bombe, dieci le vittime secondo l'agenzia Wafa.
Al Jazeera ha riferito invece di altri raid nel nord di Gaza: nel mirino è finita una scuola che ospitava sfollati. In dieci sono rimasti uccisi aggiornando un computo che secondo il ministero della Salute di Gaza, sfiora le 36mila vittime. A rendere più complesso il flusso di aiuti per Gaza è stato invece il mare agitato. Quattro navi americane che sostengono il molo temporaneo costruito per l'assistenza ai palestinesi si sono incagliate a causa delle cattive condizioni meteo. «Nessun americano entrerà a Gaza. Non sono stati segnalati feriti e il molo rimane perfettamente funzionante», ha assicurato il Comando centrale degli Usa (Centcom). È dall'Europa, invece, che arriva un nuovo spiraglio per i colloqui sugli ostaggi e un cessate il fuoco, in vista anche del vertice intergovernativo tra Francia e Germania che avrà inizio domenica. I colloqui di Parigi tra il capo della Cia, il numero uno del Mossad e i mediatori qatarini hanno stabilito la ripresa dei negoziati «sulla base di nuove proposte» e dopo un'interruzione che durava ormai da fine aprile. I colloqui saranno guidati dai mediatori egiziani e di Doha «con il coinvolgimento attivo degli Usa», ha rilevato Axios citando un funzionario israeliano.
Il tema potrebbe essere al centro del nuovo gabinetto di guerra convocato da Netanyahu per domenica pomeriggio. La ripresa dei colloqui giunge in un momento delicato per la posizione internazionale del governo israeliana. Lunedì, la riunione dei ministri degli Esteri europei potrebbe concludersi con una maggiore spinta dell'Ue sulla tregua e sulla necessità che Israele rispetti la decisione dell'Aja. «La scelta è sta il sostegno allo stato di diritto o all'offensiva israeliana»; ha spiegato a State of Union, a Firenze, l'Alto Rappresentante Josep Borrell. A Bruxelles sono in arrivo i ministri degli Esteri dei Paesi arabi e il premier palestinese Mustafa. Quest'ultimo, domenica, vedrà il titolare della diplomazia iberica Jose Manuel Albares. Spagna, Irlanda e Norvegia martedì ufficializzeranno il riconoscimento dello Stato della Palestina in un passo storico che potrebbe essere seguito da altri Paesi membri dell'Ue. «Israele deve rispettare l'ordine della Corte dell'Aja», ha sottolineato Albares. Nettamente più dura è stata la sua collega della difesa, Margarita Robles: «A Gaza è in atto un vero genocidio». Berlino, con il vice cancelliere Robert Habeck ha rimarcato che «gli attacchi a Rafah sono illeciti» mostrando come la decisione dell'Aja possa avere effetti anche sui chi, finora, in Ue ha strenuamente difeso l'offensiva israeliana.
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